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La Repubblica / Salute

Consumare vino bianco può far male o bene? ... Lettere... Gentile direttore, leggo oggi il vostro articolo: “Cuore e vino: anche il bianco fa bene”. Chissà perché tutti questi convegni su vino e salute non vengono promossi da Istituto Superiore di Sanità, Società Italiana di Alcologia, ministero della Salute, vengono promossi dall'industria: quando sono i produttori di Soave e Verdicchio il vino bianco fa bene, quando sono i produttori di lambrusco e barolo il vino rosso fa bene. Voglio svelare due tipologie di trucchi che vengono generalmente utilizzate... Il primo sistema - che chiameremo “il trucco di TopoVino” - consiste nello studiare gli effetti su topi e vetrini di alcune sostanze presenti nel vino in piccole tracce (resveratrolo, quercetina, catechina, cumarina, idrossitirosolo, eccetera), scovarne qualche cosa di buono, e fare uscire l'agenzia di stampa... Il secondo sistema, invece, parla di studi epidemiologici sulle persone, fatte con il vino e le bevande alcoliche. Si prendono molti bevitori “moderati” e molti non bevitori, e si segue l'evoluzione del loro stato di salute. Di solito i “moderati” hanno una salute migliore. In questo caso il giochetto - che chiameremo “il trucco dell'astinente scassato” -, svelato dal cosiddetto “Studio Fillmore”, consiste nel reclutare, tra i non bevitori, non gli astemi da sempre, ma persone che hanno smesso di bere proprio in conseguenza a problemi di salute, magari - paradossalmente - proprio in conseguenza del vino bevuto: per forza poi finiranno con lo stare peggio…
Alessandro Sbarbada, Mantova

Spettabile redazione di Salute, ci risiamo con la ripetitiva, stucchevole notizia che il vino farebbe bene al cuore... Mi limito a notare una cosa: la vostra si configura come pubblicità di (presunti) effetti benefici del vino sulla salute. Questa pubblicità è proibita dalla legge 125/01 (art. 13), a meno che tali effetti terapeutici non siano riconosciuti dal ministero della Salute. La legge infatti recita come segue: Legge 125/2001 (legge Quadro sull'alcol). Art. 13. (Disposizioni in materia di pubblicità) 1. ....................(codice di autoregolamentazione sulle modalità e sui contenuti dei messaggi pubblicitari relativi alle bevande alcoliche e superalcoliche). 2. È vietata la pubblicità di bevande alcoliche e superalcoliche che: a) sia trasmessa all'interno di programmi rivolti ai minori e nei quindici minuti precedenti e successivi alla trasmissione degli stessi; b) attribuisca efficacia o indicazioni terapeutiche che non siano espressamente riconosciute dal Ministero della sanità; c) rappresenti minori intenti al consumo di alcol ovvero rappresenti in modo positivo l'assunzione di bevande alcoliche o superalcoliche....
Ennio Palmesino, Genova, pres. Emna (Rete Europea Mutuo-Aiuto per i Problemi Alcolcorrelati)

Come spesso accade, quando esce un articolo sul vino, le associazioni che tutelano gli alcolisti, scrivono lettere. Rispettiamo il loro punto di vista. Però anche il nostro lavoro richiede rispetto. Sbarbada si domanda perché questi convegni non vengono promossi da Iss e altre strutture, svelandoci i trucchi del mestiere. Grazie. Però se vengono presentati studi di ricercatori di tutto il mondo, con “campioni” di 130 mila persone, lo scriviamo. Perché di informazioni si tratta: infatti Palmesino confonde le norme sulla pubblicità con le notizie diffuse durante un convegno. Capiamo i timori verso l'alcol, soprattutto perché può far male, uccidere. Per quanto ci riguarda non vogliamo spingere a consumare alcol, in particolare i più giovani. Ma non rinunciamo ad informare sulle ricerche (contro e a favore del vino) né a scrivere che un (uno) bicchiere di vino non fa male.

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