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La Repubblica / Viaggi

Vivere Slow ... Le bollicine di Madre Terra... Due prodotti eccellenti, due aree diverse, due storie simili: lo champagne di Selosse e lo spumante di Franciacorta di Barone Pizzini... Dato che siamo in epoca di brindisi, per vivere slow queste feste natalizie vorrei citare due produttori i cui vini ai brindisi sono destinati. Il primo è un produttore di champagne, Jacques Selosse, il secondo uno dei tanti bravi spumantieri di Franciacorta, il Barone Pizzini. Selosse arriva da una regione che ha fatto la storia del vino, il secondo è uno dei tanti validi esponenti di un terroir vitivinicolo più giovane eppure in grado, oggi, di misurarsi a testa alta con chiunque. Li segnalo perché entrambi rappresentano esempi virtuosi di come, anche quando si tratti di produzioni tecnicamente difficili come quella degli spumanti a metodo classico, sia possibile lavorare con attenzione per il suolo e rispetto per i consumatori. Il nostro benessere è nelle mani di coloro che producono il cibo che ci nutre. A tal proposito si è tenuta lo scorso weekend in Toscana, per iniziativa della Regione e di Slow Food, la manifestazione Vignaioli & Vignerons, ideale seguito dell’incontro fra iVignerons d’Europe svoltosi a Montpellier nel 2007. L’appuntamento di due anni fa si era chiuso con un documento che metteva l’accento sulla necessità di porre il terroir al centro della produzione vinicola e delle politiche finalizzate al suo sostegno. In un “paese delle differenze”, come l’Europa, si diceva, “il vino deve esprimere identità e riconoscibilità legate ai luoghi d’origine”. Oggi i produttori, colpiti da una crisi con pochi precedenti, rischiano di vedersi travolgere da un processo di industrializzazione selvaggia del settore, destinato a cancellare il valore delle differenze. Nel corso del convegno toscano è emerso l’intento di creare una rete europea di viticoltori impegnata in una produzione “pulita”, ma anche a costituire una lobby in grado di influenzare le scelte dei legislatori di Bruxelles. I quasi mille vignaioli presenti hanno infine sottoscritto un “Manifesto europeo per la vitivinicoltura sostenibile”, tanto dal punto di vista ambientale quanto da quello economico. Potrà sembrare fuori luogo, proprio in clima di feste, riflettere su temi come questi. Il fatto è che, conseguenti ai problemi ambientali che ci affliggono, quello di un approccio troppo disinvolto alla terra non è un tema di minor conto, se pensiamo che un alimento che dovrebbe darci piacere, il vino, rischia di diventare causa di disagio per noi e per il mondo. Non è un tema nuovo. Basti pensare a un film come “Mondovino” del regista americano Jonathan Nossiter che alcuni anni or sono suscitò non poche discussioni nell’ambiente, rivelando, attraverso un’inchiesta condotta tra vigneti e cantine, le conseguenze che logiche e pratiche globali applicate alla produzione vinicola hanno sulla struttura produttiva e sullo stesso gusto del vino. Ben prima di lui, già negli anni Quaranta, un grande studioso come sir Albert Howard, agronomo inglese considerato il padre dell’agricoltura naturale, aveva denunciato i rischi della chimica nei campi, quella che, a partire del primo dopoguerra, aveva cominciato a trasformare seminativi e pascoli in ricettacoli di fertilizzanti e pesticidi, consegnandoci oggi terreni malati e inerti. La parte più consapevole del mondo agricolo si rende ormai conto che quella strada non è più percorribile. Così, sempre più numerosi sono, anche nel settore enologico, i produttori che scelgono una via più naturale. Leviamo dunque un calice propiziatorio in questi giorni: alla salute della Terra e per il benessere dei piccoli produttori.

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