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La Repubblica

"Municipi poveri, cantine ricche" le città del vino presentano il conto: da Montalcino a Barolo si alza la protesta e la richiesta di una tassa comunale: cento lire per ogni bottiglia doc ... Uniti, si beve meglio. E meglio si ospitano gli enoturisti che a cadenze sempre più serrate visitano e soggiornano nei luoghi del vino. Così, almeno, dovrebbe essere. Peccato che città e viticultori stiano crescendo in maniera inversamente proporzionale. Sempre più sontuose le aziende, alcune delle quali sfilate ieri sulla passerella degli Oscar del Vino all'hotel Hilton di Roma (dove è stato premiato il Barbera Quorum prodotto dal sestetto Chiarlo, Prunotto, Braida, Coppo, Vietti, Berta). Ma sempre più poveri i comuni che le ospitano. Succede così che i 418 associati delle "Città del Vino" abbiano affrontato un fine settimana travagliato e dolente, tra Barolo, Fontana Fredda e Grinzane Cavour. Presenti al consesso semestrale, quasi 300 delegati in arrivo da tutta Italia. Tutti, dal primo all'ultimo, fermamente convinti che lo Stato debba provvedere a riequilibrare in qualche modo il falso rapporto esistente tra territorio e produzione vinicola. Tradotto in numeri, significa per esempio ridare fiato e futuro a Montalcino, dove l'azienda leader del Brunello, Villa Banfi, ha un bilancio 7 volte superiore a quello del paese. Che pure, è un vero gioiello di pace e bellezza, meta ininterrotta di turisti da tutto il mondo. In compenso, i montalcinesi vivono dislocati su un territorio piuttosto esteso (243 km quadrati), dove i collegamenti pubblici sono carenti e ogni più piccola spesa viene vagliata con severità monastica.
Oppure risollevare le sorti di Barolo, 682 abitanti e 3 miliardi di bilancio, altra "chicca" imperdibile nel girovagare degli enoturisti, condannata a sua volta alla povertà da una legge dello Stato che provvede a detassare le imprese agricole (di cui le produzioni vinicole fanno parte). Così, Luigi Cabutto, sindaco di Grinzane, ma anche presidente della comunità della Langa (che accomuna gli 11 paesini votati alla produzione del Barolo) e Paolo Benvenuti (direttore dell'associazione) hanno dichiarato guerra alle città povere del vino ricco. Con una proposta da cento lire: quante si vorrebbe andassero alle casse comunali per ogni bottiglia doc prodotta in loco. "Non pensiamo a grandi cifre: ma poter spendere 50, 60 milioni destinati a rifare l'acciottolato di una strada o a migliorare l'illuminazione sarebbe già un bel passo avanti", sospirava ieri Cabutto. Che ricordava anche l'impegno dell'associazione a tutela delle strutture turistiche. Troppi cialtroni nascosti dietro nomi rassicuranti: "Siamo tutti affascinati dalla vacanza tra le vigne, i cibi fatti in casa, l'ospitalità rustica. Benissimo: ma allora basta con gli agriturismi a colpi di cibi precotti e di merendine confezionate".

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