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La Repubblica

Novello 2003, cin cin a mezzanotte un bicchiere dal sapore di ciliegia. Il vino nuovo italiano si prepara al lancio della sua "spremuta d´uva" con l´obiettivo di battere sul tempo i fasti del fratello francese Beaujolais. È ormai un business: la crescita negli ultimi due anni è stata di oltre tre milioni di bottiglie ... Questione di ore: a mezzanotte, con 24 ore di anticipo sul tempo di «déblocage» sancito dal ministero delle politiche agricole, verrà bevuto il Novello 2003, il «primo bicchiere del nuovo raccolto, bicchiere gagliardo e simpatico», secondo la bonaria definizione di Giacomo Tachis, guru dell´enologia nazionale. Né potrebbe essere diversamente, vista la manciata risicata di giorni intercorsi tra la chiusura della vendemmia e la messa in vendita nelle 350 aziende che hanno preso a modello il Beaujolais Nouveau per farne un business tutto italiano.
I numeri danno loro ragione: malgrado sia prodotto praticamente su prenotazione - da un anno all´altro, enoteche, supermercati e ristoranti decidono quanto ordinarne - la crescita di quantità e (in alcuni casi) di qualità non ha avuto soste. Addirittura, negli ultimi due anni, l´aumento è stato di oltre tre milioni di bottiglie. Certo, guai a definire il novello un vino «tout court»: sarebbe come paragonare un pulcino a una faraona, o un fotogramma a un film intero. Nel migliore dei casi, si tratta di un buon «neonato», elaborato a partire da uve di qualità e seguito con attenzione dal momento della non-pigiatura - indispensabile per evitare fermentazioni precoci e indesiderate - a quello dell´imbottigliamento.
Insomma, una deliziosa spremuta d´uva senza futuro - va consumato entro la primavera che segue la vendemmia, pena l´azzeramento di ogni piacere - da gustare come un giochino d´autunno. Non a caso, i francesi - gli inventori del Novello originale, datato metà '800, con messa a punto della moderna vinificazione mezzo secolo fa - hanno costruito la leggenda del Beaujolais, passato da vino di pronta beva con costi e gradazione ridotti, a appuntamento enologico-mondano di fine autunno.
In Francia, il rituale, fatto di degustazioni in anteprima, convegni, concorsi e conto alla rovescia («mancano 6 giorni, 5, 4» su manifesti e locandine in migliaia di locali tra Normandia e Costa Azzurra) si concretizza nel raduno di centinaia di Tir nella piazza principale di Lione. Pronti, un attimo dopo la mezzanotte del terzo giovedì di novembre, a lasciare la città ribattezzata «dei tre fiumi» - Saone, Rodano e Beaujolais! - tra applausi e brindisi, per portare a destinazione il Nouveau. Al grido di «Le Beaujolais Nouveau est arrivé», infatti, nell´arco di un solo inverno si consumano ogni anno ben 180 milioni di bottiglie.
Lontani dai fasti francesi, i produttori italiani hanno cercato di cogliere i rivali, anticipando il déblocage di quindici giorni e allestendo un Salone alla Fiera di Vicenza, con cena di gala, madrina, cerimonia di battesimo del nuovo nato. Del resto, il Novello ha una sua sede quasi naturale tra Veneto e Trentino, a partire dalla Cavit, cooperativa che associa oltre 5.000 viticoltori e produce 650.000 bottiglie di vino bambino, di cui metà destinate all´esportazione. L´altro polo è quello toscano, con Frescobaldi, Antinori e Rocca della Macìe allineati in una produzione di buona qualità, perfetta per neofiti e giovanissimi, in vendita a 7-10 euro a bottiglia. Gli altri, gli appassionati compratori di vini «adulti», sono pregati di passare allo scaffale successivo.

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