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La Repubblica

E vino rosso vince in potenza la vendemmia è salva e preziosa. L´annata promette bene specialmente per la qualità. Penalizzati i vini bianchi che potrebbero avere profumi meno intensi ... Poco ma buono. E soprattutto sano. Si fregano le mani da una parte all´altra d´Italia, i produttori di vino. Che dopo le paure di Ferragosto, tirano un doppio sospiro di sollievo: perché la vendemmia, pur con qualche sottrazione di quantità, è salva. E perché la qualità, pur con qualche eccezione e qualche correzione di rotta, risulta davvero ottima.
Sembrava avviata al disastro l´annata 2003, disseccata e stravolta, non tanto per le temperature equatoriali che hanno segnato l´intera estate, quanto per l´impossibilità della colonnina di mercurio a scendere nelle ore notturne, quelle deputate a rinfrescare l´aria e la terra. Perché nulla quanto l´escursione termica può determinare la sorte di una vendemmia. Non a caso, i Grandi Francesi sono figli di terre dove il caldo e il freddo si alternano con implacabile alchimia.
Del resto, la vite - così come l´olivo - è una pianta-simbolo della resistenza agricola: al sole, al gelo, all´acqua. Nella maggioranza dei disciplinari di produzione l´irrigazione è pratica vietata, se non nei casi di emergenza (la cosiddetta irrigazione di soccorso). Ad angosciare i vignaioli, in realtà, è stato il caldo senza requie, 24 ore su 24, capace di prosciugare gli acini e la linfa del legno. Così, nella maggior parte delle regioni italiane (e in presenza di terreni sabbiosi, incapaci di trattenere l´acqua), i vendemmiatori si sono trovati davanti grappoli sottodimensionati, con il pedicello legnificato, acini dalle bucce spesse, polpe concentrate e gradazioni alcoliche fuori dalla norma. Più o meno l´esatto contrario di quanto successo l´anno scorso. Ma soprattutto, per noi consumatori, con un contenuto di pesticidi praticamente azzerato, dato che la mancanza d´acqua ha impedito lo sviluppo di muffe e affini. Come dire che la gran parte dei vini della nuova produzione sarà naturalmente biologica o quasi.
Certo, bisognerà far fruttare il poco (si fa per dire) che si è raccolto. Ma quando le concentrazioni sono così alte, sbagliare è più difficile, l´intervento in cantina è meno prioritario, le possibilità di lasciar fare alla natura più alte e ben riposte. Soprattutto per quanto riguarda i vini rossi. Destinati a lasciare il segno negli anni che verranno, visto che le uve li consegneranno alle botti già strutturati e possenti. Meno facile, invece, il discorso sui vini bianchi, che più dei rossi hanno bisogno di acidità alte per conservare i profumi. Molti produttori già parlano di vini potenti: un modo elegante di confessare i deficit annunciati di finezza ed eleganza, soprattutto per quanto riguarda i vigneti di bassa quota (con escursione termica minore).
Ma l´attesa è grande. Anche perché ci confronteremo con un´Europa a sua volta colpita, in un modo o nell´altro, dall´estate più calda a memoria di vignaiolo: la Francia lascia sui terreni inariditi l´11% della sua produzione, e si danna ancora di più per lo Champagne, colpito da gelate e siccità, con un´oscillazione in gradi spaventosa - dal -11 di aprile al +41 di agosto - che ha fatto della vendemmia 2003 la più scarsa degli ultimi 30 anni. Brinderemo comunque a cinque stelle, come annunciano festosi i produttori toscani. E dopo i tamburi di guerra dell´estate, non sarà un successo da poco.

I bianchi - Lucio Tasca d´Almerita
Sicilia: "Risultato storico per i bianchi e la Malvasia" ... "Il Merlot ha perso punti, il Cabernet no" Il siciliano Lucio Tasca d´Almerita è un produttore felice: tra i pochi, a poter vantare una vendemmia da ricordare per qualità e quantità.Il gran caldo di quest´estate non vi ha penalizzati?«Al contrario, ci ha aiutati. Le temperature, dalle nostre parti, difficilmente ci mettono in difficoltà. A maggior ragione nella campagna di Regaleali, con le vigne disposte tra i 400 e i 750 metri di altezza».Insomma, più vicini al Trentino che all´Italia del Sud....«Sembra una battuta, ma è così. In più, eravamo reduci da un inverno molto piovoso, che ci ha permesso di fronteggiare degli sbalzi climatici repentini. Le maturazioni sono state prima rallentate dalle temperature fresche, e poi accelerate, quando è arrivato il gran caldo». Risultato?«Per i bianchi, parliamo di una vendemmia storica. Per i rossi, dobbiamo distinguere tra il Merlot, penalizzato, e il tandem Cabernet-Nero d´Avola, con mosti sensazionali. In più, abbiamo affrontato la prima vendemmia a Salina per la Malvasia. Pare che i vini da dessert quest´anno saranno straordinari».

I rossi - Angelo Gaja, Piemonte

"Saranno bottiglie da far invecchiare nelle cantine". "Avremo grande struttura e molti gradi" ... Il piemontese Angelo Gaja è il produttore che ha reiventato l´arte di fare il vino di alto profilo. Oggi si divide tra Barbaresco, Montalcino e Bolgheri.
Come legge la nuova vendemmia?
«Con una buona dose di ottimismo. La qualità è ottima ovunque, con poche oscillazioni da regione a regione. Il problema è nella quantità. Anche qui, il dato è univoco: è stata una vendemmia mediamente scarsa».
Parliamo dei Grandi Rossi, che tanto le sono cari.
«Avremo di che divertirci: produrremo vini di grande corpo e struttura, con gradazioni alcoliche elevate, naturalmente importanti».
Vini da comprare e dimenticare in cantina?
«Tendenzialmente sì. Dalle aziende enologiche usciranno bottiglie più votate all´invecchiamento che a essere godute da giovani. Vini da apprezzare in prospettiva».
Esattamente il contrario del 2002.
«Proprio così. L´anno scorso dalle cantine arrivarono vini facili da bere, figli di una stagione difficile. Allora ben vengano i vini del 2003». (arretrato de "La Repubblica" del 19 ottobre 2003)

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