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La Repubblica

La vendemmia ai tempi di Nerone… Roma, con uno scavo a tredici metri di profondità è venuta alla luce l´opera in un quartiere che potrebbe avere collegamenti con la Domus Aurea… Un mosaico che riaffiora dalla notte dei tempi e svela particolari inediti sulla Roma di Nerone. Due speleologi che scendono a 13 metri di profondità, nel ventre del Colle Oppio, e schiudono con sonde e telecamere quella «scatola delle sorprese» custodita sotto il pendio che guarda il Colosseo: terme, palazzi, sale e criptoportici, sepolti e in larga parte ancora sconosciuti, destinati a gettare una nuova luce sulla storia e le trasformazioni dell´antica caput mundi. È la fotografia di una delle aree archeologiche «più importanti e trascurate» dell´Urbe, scattata ieri dal sindaco Walter Veltroni e dall´assessore alla Cultura Gianni Borgna durante la presentazione dell´ultimo «eccezionale ritrovamento»: un rarissimo mosaico parietale del I secolo dopo Cristo, altro tre metri e largo due, raffigurante una scena di vendemmia. Protagonisti, cinque figure maschili su fondo bianco: una è china in un angolo a raccogliere grappoli d´uva in una cesta; un´altra, di spalle, suona il flauto doppio; tre sono nude, intente a pigiare gli acini in una vasca rettangolare. E chissà cosa verrà fuori, avvertono gli esperti, rimettendo insieme i frammenti crollati sul fondo della galleria.
Già nel ´98, all´epoca della casuale scoperta della Città Dipinta, il magnifico affresco conservato all´interno di quello che fu subito definito "il criptoportico delle meraviglie", sondaggi endoscopici avevano rilevato che là sotto poteva esserci un tesoro. Un dubbio dissolto dalla campagna di scavi ripresa dal Campidoglio nella primavera del 2003. «Il mosaico, ritrovato in un ambiente retrostante la Città Dipinta, fa parte di un quartiere precedente alla costruzione delle Terme di Traiano», spiega il soprintendente comunale ai Beni monumentali Eugenio La Rocca. Coevo della Domus Aurea «con la quale potrebbe esserci un collegamento», per quasi due millenni ha dormito indisturbato: tepidari e calidari «l´hanno ricoperto e in qualche modo protetto, sigillato; un po´ come fece il Vesuvio seppellendo Pompei sotto una coltre di cenere».
Un semplice preludio, sostengono gli archeologi. La vendemmia, infatti, sovrasta un ampio varco che conduce a un locale adiacente, in parte distrutto: la volta, affrescata con riquadri a tralci vegetali su fondo d´oro, rimanda l´immagine di un poeta seduto. «Probabilmente un tragediografo», insiste La Rocca, «dal momento che pare tenere in mano una maschera teatrale». Anche in questo caso «sono numerosi e di grandi dimensioni le tessere crollate negli anni: la loro ricomposizione arricchirà le conoscenze sulla pittura romana». Tutti gli ambienti, secondo una prima ricostruzione, facevano parte di un imponente edificio nella cui facciata si apriva un arco alto 15 metri.
Frammento dopo frammento, galleria dopo galleria, la campagna di scavi sta dunque ricomponendo il quadro di un intero quartiere di età neroniana «che ha bisogno di ulteriori risorse finanziarie per essere completato», è l´appello del soprintendente. Ambizioso il progetto: unificare tutte le aree sepolte in un solo, immenso «parco archeologico del Colle Oppio», per il quale servirebbero almeno 50 milioni di euro. Entusiasta il sindaco Veltroni: «È uno dei ritrovamenti più importanti degli ultimi anni, capace di offrire una chiave di lettura dell´intera zona e persino di stabilire i collegamenti con la Domus Aurea».


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