02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Repubblica

Un buon film in un bicchiere… Un romantico grido d´allarme contro la globalizzazione. Esce domani. Tre anni di lavoro per Jonathan Nossiter. Un viaggio dalla Borgogna a Volterra fino a Napa Valley. I preziosi archivi degli aristocratici fiorentini, i Frescobaldi, gli Antinori, i Ferragamo . Acclamato dai critici, ma svillaneggiato a Cannes dal presidente Quentin Tarantino. «Il vino è morto, e non solo il vino, anche la frutta, i formaggi, tutto ciò che rappresenta la tradizione, l´identità, la cultura di un territorio». Il vecchio sconsolato vinicultore della Linguadoca è uno dei tanti affascinanti protagonisti di un film che pur dedicato al vino, metterà in ansia con le sue appassionanti storie anche gli astemi. Perché "Mondovino", 160 minuti girati in tre anni dall´americano quarantenne Johnathan Nossiter, regista ed enologo, è un documentario che pare un thriller, carico di suspence, dove non è neppure chiaro se ci sia un assassino e delle vere vittime.
Anche se non era lo scopo di Nossiter, lo spettatore si schiera, scegliendo i suoi buoni e i suoi cattivi, tra i tanti personaggi che si raccontano mentre la macchina da presa divaga su un cane che divora una forma di formaggio, una ignota dama che si trucca in un ristorante, un operaio che oscilla su una scala, un cancello maestoso che si apre lentamente, un lungo viale affiancato da cipressi, il volto esausto di una signora troppo liftata.
Con la sua macchina da presa e il suo amore per il vino, Nossiter ha girato dalla Borgogna alla Napa Valley californiana, da Volterra all´Argentina, da Londra a Firenze, da New York a Bordeaux, dalla Sardegna al Brasile, nei luoghi spesso magnifici ma anche malinconici, dove da anni si sta svolgendo la guerra silenziosa del vino, tra le enormi imprese che producono centinaia di milioni di bottiglie e i piccoli produttori innamorati dei loro pochi ettari di terra: tra l´imperialismo enologico americano che cerca partnership sui terreni di maggior fama vinicola e il rifiuto della globalizzazione e del totale asservimento all´industria di una sempre più piccola casta europea.
C´è la storia della potente famiglia californiana dei Mondavi, che come Golia contro Davide, sono stati sconfitti dai vecchi appassionati coltivatori di piccole celebri vigne del villaggio di Aniane in Linguadoca e dal loro sindaco comunista, che non hanno voluto fare affari con loro. C´è la grazia cosmopolita e poliglotta degli aritoscratici fiorentini, i Frescobaldi, gli Antinori, i Ferragamo, con i loro preziosi antichi archivi che raccontano di vini venduti a monarchi nei secoli passati, e che invece si trovano benissimo con i soci californiani tanto da lasciargli la maggioranza: molte più bottiglie vendute, guadagni più alti, certi vini pregiati che raddoppiano di prezzo. Ville patrizie nella campagna toscana, palazzi fiorentini zeppi di ritratti di antenati, vasi di fiori e cameriere filippine, filari di viti nella Borgogna, paesaggi di coltivazioni senza fine in California, laboratori dove gli esperti studiano diavolerie per rendere omogeneo il vino diventato prodotto.
E poi, il regale esperto inglese di aste di vini, il critico americano che è diventato un dio, temuto e riverito perché con i suoi punteggi può fare la fortuna (soprattutto se sei socio dei Mondavi) o la disgrazia di un´annata e di un`etichetta. Il ridanciano consulente enologo che tiranneggia centinaia di vignaioli e fa affari in tutto il mondo, sempre in macchina, sempre col cellulare all´orecchio, mai una volta a visitare le vigne. I brutti Mondavi padre e figli certi che prima o poi si potrà coltivare uva anche su Marte: e siccome molti li riterranno i cattivi del film, fa piacere sapere che dalla loro società, quotata in borsa, sono stati ormai espulsi. I confini tra bene e male sono sottili e il regista volutamente non li propone, assicurando di essere del tutto neutrale.
Certo la globalizzazione e quindi la standardizzazione del vino non necessariamente lo peggiora, producendo anche vini di alta qualità, etichetta prestigiosa e massimo prezzo, e forse placando lo snobismo di tanti appassionati che la fanno lunga sul loro esperto palato: ma visto che questo è un film, perché non commuoversi davanti alla nostalgia, al senso di perdita dei vecchi nobili agricoltori, di fine di un modo di vivere: come dice un coltivatore sardo, "la malvasia era un vino di comunità, lo si beveva tra amici, rappresentava l´orgoglio e la dignità del lavoro. Il consumismo la sta cancellando, adesso se vai da qualcuno ti offrono il the".
"Mondovino" era in concorso all´ultimo festival di Cannes: acclamato dai critici, svillaneggiato dal presidente della giuria Quentin Tarantino, fidanzato di Sofia Coppola, celebre figlia di Francis Ford Coppola, grande regista passato alla produzione massiccia di Merlot e Chardonnay nella fiorente Napa Valley, che aveva rifiutato di farsi intervistare per il film.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su