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La Repubblica

Verace, imperfetto, no global, la rivincita del vino con l´anima... Alla Fiera veronese del Vinitaly, che apre oggi, le ultime tendenze e la lenta risalita di un mercato che vuole dimenticare la crisi. Quasi quaranta e non li dimostra. Il Vinitaly numero 39 apre oggi le porte ai suoi aficionados, equamente divisi tra ristoratori, enotecari, addetti ai lavori, a cui si aggiungono ogni anno tutti gli appassionati che, per amicizia, parentela, affinità con questo o quell´espositore trovano il modo di varcare i cancelli della Fiera di Verona. Dove mai come quest´anno si respirerà un´aria quasi fiduciosa. Non che la crisi sia finita, per carità. Gli ultimi dati del settore dicono che se la spesa è aumentata in valore, è scesa in quantità e per certi versi anche in qualità, con una diminuzione sensibile nel consumo quotidiano di vini protetti da disciplinari. Ma per la prima volta, dopo le gramaglie dell´ultimo periodo, prende forza il sentimento della risalita.
Sarà che un settore più angosciato di così - cantine ingombre di scorte, pagamenti ritardati da tutti nei confronti di tutti - è difficile pensarlo. Ma in molti, da una parte all´altra del Paese, cominciano a pensare che produrre bene, con un rapporto qualità-prezzo civile, senza inseguire le superetichette inarrivabili e senza immiserire il contenuto delle bottiglie, è auspicabile: anzi, possibile.
Inteneriti dalla figura tristanzuola e monodedicata del protagonista di "Sideways" (che ha ispirato una serie di degustazioni-itinerario all´interno della sezione Tasting Express), incuriositi dalle interviste-verità di "Mondo vino" (in anteprima domani pomeriggio), inquietati dall´ennesima crociata enoalimentare del ministro Sirchia (ospite di una tavola rotonda su vino e benessere fissata per oggi pomeriggio) cerchiamo una nuova modalità per consumare il vino senza accendere mutui, stressare il fegato, aderire alle tendenze di mercato.
Ce la possiamo fare. Per esempio, premiando chi - grande azienda o piccolo produttore - ha scelto di radicare un francobollo d´anima enologica (il terroir francese) sotto il tappo. Perché a forza di limare, instradare, adeguare profumi e sapori al fantomatico "gusto internazionale" (troppo spesso coincidente con legno+vaniglia+frutti rossi), sugli scaffali sono arrivate quantità inquietanti di bottiglie capaci di farci disimparare il piacere di leggere un vino per quello che racconta, al naso e al palato, senza doverci per forza trovare dentro tutto quanto codificato nel retro-etichetta.
Non a caso, il nuovo Vinitaly dedica un bello spazio - i Viaggi di Gulliver - alla degustazione di produzioni da vitigni autoctoni, italiane e straniere, con i loro sentori più veraci e caratteristici, perfino un poco sgraziati rispetto a quelli algidamente perfetti delle bottiglie globe-trotter, buone per tutte le stagioni e tutti i continenti. In questa direzione vanno anche i due vincitori del Premio Internazionale Vinitaly: le cantine della famiglia Lungarotti, nome storico e meritorio dell´enologia umbra, e il regista di "Sideways". Sarà il primo Vinitaly senza Luigi Veronelli. I marchigiani dell´azienda Colonnara presenteranno in fiera l´etichetta del Tufico 99, il loro vino migliore, a lui dedicato. E a pochi minuti di strada dalla Fiera, Critical Wine, l´appuntamento con l´enologia etica che porta la sua firma, lo celebrerà rilanciando il progetto del prezzo alla sorgente. Pubblicizzare in etichetta quanto costa una bottiglia all´uscita dalla cantina aiuterebbe a individuare buoni e cattivi della filiera vinicola. Un progetto folle. Forse anche per questo vale la pena di tentarlo.


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