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La Repubblica

Cocktail & co, tornano le bibite vintage… Calano i consumi delle bevande salutiste, salgono cedrata e chinotto. C´era una volta il chinotto: frizzante, aromatico, ma anche sobrio, un bere quasi adulto per via di quell´amarognolo di fondo. E insieme la cedrata, quella cantata in una celebre pubblicità da Mina, acidula quanto basta a dissetare, allegra per via del colore giallo sgargiante, perfetto alter ego all´aranciata. C´erano, sono tramontate, cadute nell´oblio delle bevande demodé. A farle tornare, nell´ultimo anno e contro ogni aspettativa, sono i giovani, maschi e femmine sotto i 35 anni, secondo una tendenza vintage tra le più sorprendenti dell´indagine sociologica appena realizzata dai ricercatori dell´Università La Sapienza di Roma.
A commissionarla, i dirigenti della Lavazza, convinti (a ragione) che identificare le nuove «tribù» dei giovani consumatori, insieme ai loro oggetti del desiderio beverino, sia il primo passo per comprendere come e dove direzionare le nuove proposte sul caffè. Infatti, se i ragazzi trenta, quarant´anni fa si dissetavano a colpi di Aranciata San Pellegrino, Chinotto Recoaro, Cedrata Tassoni, approdando all´età adulta insieme alle prime tazzine fumanti dopo pasto, oggi gli adolescenti tardano ad accedere al rito del caffè classico, mentre sono attratti dalla nuova modalità del caffè tradotto in bibita, energy drink supernaturale e senza controindicazioni.
Dicono i ricercatori che mai come oggi l´universo del consumo giovanile risulta variegato, complesso, impossibile da imbrigliare in categorie tradizionali. Ma alcune trasversalità emergono, impreviste e divertenti. Come il ritorno alle bibite di ieri, che sembravano retrocesse a reperti di archeologia alimentare. A rimetterle in pista, le invenzioni dei «bartender», gli esperti del bere nuovo, capaci di creare le nuove tendenze che animeranno il mercato di domani. Così, se i succhi di frutta, capitanati dal supersalutista «Ace», sono in fase recessiva insieme alle bibite dietetiche (a cui non si perdona l´ispirazione «punitiva») è esplosa la caccia al succo di mirtillo selvatico, ingrediente ineludibile del «Cosmopolitan», il cocktail-culto di New York, celebrato dalla serie tv «Sex and the city».
Il problema legato al consumo dei superalcolici si sdoppia tra la perdita di fascino del «singolo» - il Michele intenditore di whisky è una figura datata - e l´incremento nel consumo degli assemblaggi. Per fortuna, la ricerca sottolinea il successo acclarato dei cocktail in sedicesimi, i Soft Drink, con le loro bottigliette ammiccanti e il gusto moderatamente alcolico, adorati dai giovanissimi alle prese con le prime socializzazioni serali, dove è difficile sottrarsi al rito del bere collettivo.
Poi ci sono i cosiddetti «energizzanti», amati da sportivi e nottambuli. I primi utilizzano gli Energy per reintegrare i sali persi con il sudore, i secondi cercano di contrastare gli effetti nefasti dell´alcol al rientro dopo la discoteca. La più sofisticata tra le bibite tonificanti porta la firma del superchef catalano Ferran Adrià, storico collaboratore di Lavazza, che ha studiato per l´azienda torinese un «self made drink», una bibita fai-da-te, con kit di preparazione. Il nome, «Passion me» deriva dal frutto della passione, utilizzato sotto forma di succo, da miscelare con il caffè. Ultimi per creazione, i TeaCocktails, lanciati a Milano: fatevi preparare un Purple Rose - shakerato a base di Gin, Vodka, pompelmo rosa e Thé verde - o un Ginger Peach, a base di Thé Mélange «Source Vital», Tequila, zenzero, succo e polpa di pesca. Se avete già passato i 35 anni, pazienza, le nuove tribù dei bevitori sono molto tolleranti.


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