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La Repubblica

Barolo, principe dei rossi avanzano i vini piemontesi... La Guida dei vini dell´ "Espresso" proclama vincente il "nettare" di Roberto Conterno. Oltre 140 etichette sopra i 18/20, le più vivaci sono delle Langhe. I migliori bianchi concentrati al solito in Veneto e Friuli Venezia Giulia. Meritoria la produzione siciliana
Le difficoltà di reggere l´urto con le produzioni del Nuovo Mondo, nel dilemma tra qualità e competitività
Il più buono è un Barolo. E che Barolo! Alla stazione Leopolda, fatta rivivere grazie a una modalità bella e colta di recupero di archeologia industriale, il nettare di Roberto Conterno, figlio del compianto capostipite Giacomo, raccoglie applausi sinceri e obbligati. Come non riconoscergli lo status di re dei vini (e vino dei re, come si diceva un tempo)?
La presentazione dell´edizione 2006 della guida Vini dell´ "Espresso" si è risolta così nella celebrazione del Gran Rosso per antonomasia: supportato, nello specifico, da una vendemmia straordinaria, datata 1998. Sette anni di meditazione tra botte e bottiglia hanno dato al Monfortino un´allure a cui è impossibile sottrarsi.
Ma non di solo Barolo, vive una guida dei vini. E infatti, i curatori Ernesto Gentili e Fabio Rizzari hanno ampliato il ventaglio delle Eccellenze con altri sei vini rossi, che si sono fermati mezzo punto sotto il super premiato, a quota 19/20.
Ancora protagoniste le etichette langarole, che hanno occupato ben quattro posti, concedendo spazio solo a un sontuoso Amarone (Veneto) e a un elegante Sangiovese toscano. Alla fine, su centoquaranta vini collocati sopra i 18/20, ben 48 (di cui ben 37 Baroli) sono targati Piemonte: un successo massiccio che evidenzia in maniera impietosa lo scarto con i rivali storici della Toscana, fermi a 24 menzioni, penalizzati da una paio di annate poco felici, 2002 e 2003, a cui pochissimi produttori - quasi tutti di Brunello - sono riusciti a far fronte.
Pur con una dichiarata vocazione "rossista", i curatori hanno naturalmente vagliato con attenzione anche la produzione dei bianchi, i migliori dei quali - un quartetto equamente ripartito tra Veneto e Friuli Venezia Giulia - si è attestato a quota 18.5, insieme a ventisei vini rossi.
I numeri, tanti e importanti - 16.000 vini degustati, di cui 9.000 considerati degni di recensione, 2.000 cantine schedate, di cui 12 fregiate del massimo punteggio, tre stelle - non hanno nascosto le valutazioni più generali sulla situazione della viticoltura italiana, ancora e sempre ferma al bivio della qualità-competitività per reggere l´urto con le produzioni del Nuovo Mondo. In mancanza di una progettualità complessiva, promozione, marketing e dignità di settore continuano a pesare per larga parte sulla forza delle singole cantine, in un mix, spesso felicissimo ma non facilmente ripetibile, di artigianato di alta classe e solipsismo.
Al di là del tradizionale enoduello tosco-piemontese, la lotta per la terza posizione si è risolta in un pareggio interno al Triveneto, con 11 eccellenze sia per il Veneto che per il Friuli (ma l´Alto Adige, con 7, non scherza…).
Il Veneto negli anni ha ridotto le produzioni di sola quantità in favore di una produzione qualitativamente importante, con i consueti picchi di charme e potenza iscritti nel Dna dell´Amarone, mentre Friuli e Alto Adige confermano l´ottimo profilo enologico che li caratterizza, esibendo con orgoglio anche dei prodotti "estremi" per rigore e adesione alla ricerca storica.
Frastagliata, ma perfino più meritoria, la produzione siciliana - quinta in classifica - capace di proporre microvignaioli e grandi aziende con il comune denominatore dell´alta qualità. A seguire Marche e Campania, mentre la Lombardia è ferma su posizioni di rincalzo, appena davanti alla Liguria, malgrado le performance delle sue "bollicine".
E siccome il vino parlato e scritto hanno poco valore se privati del fascino totalizzante della bottiglia, meglio se d´autore, nel pomeriggio alla Stazione Leopolda si sono succeduti in passerella 140 lotti di vini da collezione, battuti dalla casa d´aste Pandolfini, in collaborazione con Pitti Immagine.
Posto d´onore per i super bordolesi, con i grandi toscani a ruota, per un totale di 120.000 euro, con annesso brindisi da grandi occasioni.


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