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La Repubblica

Pioggia di bollicine sulle serate di festa... Di madre lingua francese, irrinunciabile in ogni brindisi, quest' anno è molto apprezzato (più 14 per cento d' import) e piace soprattutto in versione magnum. Una bottiglia super da condividere con tanti amici, meglio se a pranzo. Una bollicina per amica. Alcolica, di madrelingua francese, possibilmente versata da bottiglia in formato super. Da gustare in tutti i brindisi da qui a Capodanno, senza trascurare qualche cena particolarmente preziosa o la perversione gourmand della fetta di mortadella (o di un eccellente prosciutto crudo stagionato) accompagnata da una flute tentatrice. Malgrado il dicembre irrigidito dal freddo e dalle tredicesime magre, lo Champagne resiste impavido in testa alle classifiche golose dei sogni di Natale, vantando addirittura due piccoli primati stagionali: l' importazione, aumentata del 14 per cento, e la preferenza per le versioni magnum. Se a qualcuno, nel mondo, piace grande, agli italiani di più. Infatti, solo gli inglesi, ovvero i più incalliti tracannatori di Champagne al di là della terra-madre Francia, ci superano nella speciale classifica dei consumatori di magnum, dove il rapporto tra volume del vino e della bottiglia risulta ottimale per la sua perfetta evoluzione. Non che il formato tradizionale, con i suoi 75 centilitri di bollicine seducenti, ci dispiaccia, anzi. Abbiamo imparato a berlo "a prescindere", svincolandolo dalla sua collocazione più tradizionale e terribilmente sbagliata, al termine del pranzo. Momento in cui l' unico Champagne consentito, a meno di chicche straordinarie, è il misconosciuto Demi Sec, delizioso fratello maggiore del nostro Moscato d' Asti (che pure con panettone e biscottini fa la sua bella figura). Una versione "ammorbidita" rispetto ai comuni Brut, da servire con creme, ciambellone e friandise, lasciando Banyuls e Pinot de Charente a contendersi la palma di miglior partner alcolico francese del cioccolato. Da quando Dom Perignon, cantiniere nell' abbazia di Hautvillers, cominciò a fare esperimenti sulla fermentazione in bottiglia (anno di grazia 1679) per trasformare in qualità il guaio del vino a cui le temperature polari del nord della Francia impedivano di completare la fermentazione, l' irresistibile ascesa dello Champagne non ha conosciuto ostacoli. Oggi, se ne producono più di 300 milioni di bottiglie l' anno, rigorosamente all' interno di un largo fazzoletto di campagna a un' ora o poco più di macchina a est di Parigi, dove ogni vigna è uno scrigno e ogni récoltant, che produca in proprio o venda alle varie maisons, un viticoltore da trattare coi guanti bianchi. Riconosciuta la superiorità delle bollicine francesi (anche se chi ha gustato i franciacortini "Anna Maria Clementi" e "Cabochon", o la trentina "Riserva del Fondatore" sa che in certi casi la distanza è pressoché azzerata), resta la difficoltà di destreggiarsi tra etichette, prezzi, denominazioni. Un debito di conoscenze che l' ingresso nella grande distribuzione, dove le informazioni sono ancora scarse, non ha certo colmato. Insomma, ci è più facile comprarlo - per prezzo e reperibilità - ma i dubbi rimangono: Brut o Millesimato, Rosé o Blanc de Blancs? Non preoccupatevi: dove cade la scelta, funzionerà comunque, grazie alla privilegiata condizione di vino super partes (o quasi), pronto a lasciarsi godere in situazioni (e su piatti) molto diversi tra loro. A voler cavalcare l' onda modaiola, oggi il più cercato insieme al magnum è il Rosé, forte della sua resistenza anche a piatti più impegnativi. Se invece siete di palato delicato, regalatevi un Crémant, che in Italia corrisponde al Satèn: minor pressione, gusto più cremoso e satinato (come da traduzione). Lo stesso che la famiglia Mumm donava agli ospiti con il biglietto da visita a mo' di etichetta, rimasto intatto fino ad oggi. Di colpo, il vostro Natale diventerà charmant come un cotechino tiepido. E gustati insieme, maiale & champagne, saranno il regalo più goloso della giornata (arretrato del 18 dicembre 2005).

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