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La Repubblica

Hit parade delle cantine... Entrereste in un' enoteca dicendo «vorrei acquistare una bottiglia di vino», e basta? No, evidentemente, tanti essendo i vini presenti sul mercato, bianchi o rossi, dolci, freschi e leggeri, d' annata, beverini o strutturati. Sono molti, invece, coloro che chiedono genericamente uno «spumante», uno «Champagne», delle «bollicine» come ormai si dice, non rendendosi conto che in un grande Champagne si possono trovare più affinità con un Barolo che con un frizzantino fabbricato in autoclave. Limitandosi allo Champagne, la molteplicità degli stili, degli uvaggi (cioè del mix fra le tre varietà di uve principali che danno origine ai vini), dei modi di vinificazione e dei tempi di affinamento ne rende incomparabilmente ampia la gamma e ne fa un vino per tutti i gusti e per tutte le circostanze, che se ben conosciuto non si può non amare. Ma per conoscerlo bisogna berne parecchio. Solo così si comprende che non c' è "lo" Champagne ma tanti Champagne, che in comune hanno praticamente solo il nome e l' origine, e che ogni palato può avere il "suo" Champagne. Alla base della piramide, i "brut non millesimé", cioè senza annata in etichetta perché ricavati dall' assemblaggio di vini di annate diverse, in genere i più semplici di ogni produttore, ma con differenze sensibili anche di prezzo dall' uno all' altro: vale per tutti l' esempio del Krug Grande Cuvée, che pur non millesimato, costa più dei grandi millesimati Dom Pérignon e Belle Epoque Perrier Jouet; etichette che si distinguono in questa categoria, Charles Heidsieck mise en cave, Roederer Brut Premier, Selosse Extra brut. "Millesimé" sono gli Champagne prodotti solo con le uve raccolte in annate particolarmente favorevoli e devono essere venduti dopo tre anni dalla messa in bottiglia, anche se i migliori - per esempio Billecart Salmon, Bollinger Grande Année, Pol Roger, Gosset - fanno almeno cinque anni in bottiglia. Categoria a sé i "blanc de blancs", ovvero i vini ottenuti soltanto da chardonnay. Possono essere millesimati o non millesimati e si distinguono per la leggerezza, la finezza, la complessità e l' eleganza, che crescono col passare degli anni. Su tutti Salon e Krug Clos du Mesnil, eccellenti Taittinger Comtes de Champagne e Bruno Paillard Blanc de Blancs. I "blanc de noirs" sono meno conosciuti e sono ricavati soltanto da uve di pinot nero e pinot meunier, non competono in finezza con i "blanc de blancs" ma nelle loro migliori espressioni sono grandi vini, adatti ad accompagnare piatti importanti, anche di carne, certo da non offrire all' aperitivo. Un' etichetta non ha rivali, il Bollinger Vieilles Vignes Francaises, ma è ottimo il Jacquesson Blanc de Noirs d' Ay. Sorvolando sui rosé, sui dolci e sui gioielli dei "dégorgement tardif" (per intenderci ancora Bollinger RD, Jacquesson DT, Dom Pérignon Oenothèque), categoria che ciascuna meriterebbe un capitolo a sé, resta la fascia più nobile, quella dove lo Champagne si dimostra irraggiungibile, le "cuvées de prestige" e quintessenza dello stile di ogni maison, elaborato sempre con le migliori uve dei "grand cru", con le vigne più vecchie a rendimento ridottissimo, vinificate con procedure ricercate e peculiari di ogni marca. Non ci sono regole né sugli uvaggi, né sui tempi di vinificazione o di stoccaggio, ciascuno è libero di cercare la "qualità massima" come meglio crede. Fatica improba stilare una classifica, ma certo chi assaggia un datato Krug Collection, un Salon, un Laurent Perrier Grand Siècle, un Pol Roger Sir Winston Churchill, un Dom Pérignon Oenothèque, un Grande Dame Veuve Clicquot, un Cristal Roederer, un Jacquesson Signature, non li dimentica più (arretrato del 18 dicembre 2005).

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