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La Repubblica

Cantine griffate... In visita come al museo nelle nuove cattedrali del vino. Maestosi, futuristici, ma con moltissime suggestioni arcaiche, i grandi complessi dove si producono le etichette di pregio hanno cambiato look e oggi ospitano centinaia di appassionati in pellegrinaggio architettonico. E così tra botti, archi e volte in pietra antica si consuma oggi l´ultima moda enoturistica che ha caratterizzato le vacanze natalizie. Nella consueta altalenanza tra vacanze sulla neve o nei paradisi esotici, a Natale è spuntata l´outsider. La cantina d´autore, quella griffata come un luogo d´arte, ristrutturata dai grandi architetti e attrezzata per ospitare i visitatori - la legione dei nuovi turisti del gusto - in piccole foresterie e per offrire degustazioni raffinate o una cena in grande stile.
Le antesignane del genere hanno visto la luce già a metà degli anni Novanta. E piano piano sono diventate una moda. Oggi, esattamente come accade per le maison dei grandi stilisti, anche i produttori di vino hanno deciso di dare ai propri templi enologici un´immagine più seduttiva per appassionati di lungo corso e nuovi fan. Ma qual è l´identikit di queste casseforti di vini pregiati? Al centro la raffinata ricerca sui materiali e il disegno sapiente, che punta a inserirle nel modo più morbido nel paesaggio circostante. In una parola: belle delle bellezza griffata di una prova d´autore d´architettura contemporanea. Ma anche rivoluzionarie, visto che da sempre la cantina è stata sinonimo di antro buio, ultimo recesso della casa. Una sorta di zona d´ombra che nessuno aveva voglia di esibire.
«Si è creata una tipologia nuova che prima non esisteva», spiega l´architetto Marco Casamonti, che sull´argomento architettura e vino ha scritto un libro (Cantine, architetture 1990-2005, Federico Motta editore) e sta realizzando la nuove cantine Antinori a San Casciano. «Ora le cantine uniscono tre esigenze: creare un luogo di lavoro, un posto sacrale e una fabbrica industriale ma in mezzo alla campagna». Di conseguenza la loro realizzazione è il rigoroso frutto della ricerca di questi tre elementi. «Generalmente non sono edifici ad altissima tecnologia», aggiunge Casamonti, «o meglio si basano su una tecnica di antica tradizione in cui si fonde l´innovazione. Nella scelta dei materiali, quindi, poco vetro e acciaio e molta muratura e pietra».
Tra i protagonisti di questa nuova tipologia progettuale c´è l´architetto Mario Botta. È lui l´esecutore della Cantina Petra a Suvereto, nel cuore della Maremma toscana. Un complesso architettonico d´impianto piuttosto classico. «Anche per noi architetti è stata una novità lavorare sulle cantine», dice Botta, «e ci ha rivelato un bisogno d´immagine che i produttori di vini tendono a soddisfare attraverso l´architettura. Ultimamente è come se molti industriali ci chiedessero la realizzazione di un sogno. C´è una tendenza che lega la produzione all´edonismo della rappresentazione e del resto tutto il ventesimo secolo si è basato sulle icone e sul bisogno di mostrarsi». E così la cantina nata dal progetto Botta si presenta da un lato modernissima e dall´altro arcaica. Un oggetto fuori dalle mode e dagli stili, quasi un´astronave sulla collina che attrae folle di visitatori e alimenta una nuova e originale tendenza turistico-esplorativa.
E per chi, invece, la bella cantina vorrebbe ammirarla magari in casa propria? I maestri dell´architettura sono convinti che le dimensioni del progetto non contino. L´importante è che la "segreta custode delle nostre bottiglie" sia inserita in un luogo fresco, magari vicina a madre terra dove non è necessario il condizionamento artificiale. I materiali per realizzarla consigliati dai "maestri" sono, come è ovvio quelli naturali: il cemento, il cotto, la roccia e la pietra. (arretrato dell'8 gennaio 2006)

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