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La Repubblica

Vent'anni dopo lo scandalo del metanolo il riscatto del vino made in Italy ... Abbiamo pagato un prezzo alto. Ci sono voluti 19 morti, decine di intossicati, un fiume di carte giudiziarie e un crollo dell’export per toccare il fondo e riemergere. Ma la terapia d’urto è stata efficace. Quando, nel cuore del Piemonte dei grandi cru, scoppiò lo scandalo del vino al metanolo era il marzo ’86 e nella partita dell’enologia mondiale le vigne italiane giocavano un ruolo di supporto: a parte qualche vistosa eccezione, stavano in panchina e fornivano, sotto forma di uva da taglio, i rifornimenti ai più famosi cugini d’oltralpe. Una parte del carattere e del nerbo delle grandi bottiglie del circuito internazionale affondava le sue radici in Italia, ma pochi lo sapevano. Oggi, come è stato sottolineato nel convegno sul “Rinascimento del vino italiano” organizzato da Coldiretti, da Symbola Fondazione per le qualità italiane e dal circuito delle Città del Vino, la situazione si è capovolta: dalla quantità siamo passati alla qualità e il nostro vino è diventato leader mondiale nel campo delle esportazioni. Produciamo meno, inquiniamo meno, beviamo meno e meglio, guadagniamo di più. Tra il 1986 e il 2005 la produzione di vino in termini quantitativi è diminuita del 37 per cento. Sia il fatturato che l’export sono più che triplicati. I consumi pro capite sono leggermente scesi (meno 28 per cento). L’impiego di pesticidi si è notevolmente abbassato (meno 68 per cento). Il numero delle Doc, Docg e Igt è raddoppiato. “La rinascita del vino è una metafora che ci mostra qual è la via su cui oggi si deve muovere l’Italia”, ha spiegato Ermete Realacci, presidente di Symbola. “Dobbiamo avere fiducia nei nostri talenti e tornare a fare quello in cui siamo bravi: la qualità. Abbiamo territori ricchi di saperi, di creatività, di comunità che conservano qualità della vita e forte coesione sociale. Paesaggi, cultura, arte e un saper fare che il mondo ci invidia. Occorre valorizzare questi talenti con marketing territoriale adeguato, con l’innovazione con la ricerca”. L’agricoltura italiana, ha aggiungo il presidente di Coldiretti Paolo Bedoni, si è fatta interprete di un nuovo modello di sviluppo basato sull’innovazione e sul rapporto con il territorio: “Sposando il divieto alla coltivazione di organismi geneticamente modificati ha ottenuto la leadership europea nel biologico e nei prodotti a denominazione di origine e la più bassa percentuale di residui da prodotti chimici nella frutta e nella verdura. E così, anche grazie a queste scelte, il vino italiano ha conquistato il 25 per cento dell’export globale”.

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