02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Repubblica

Vinitaly, il mito in bottiglia. Cresce l´export e si moltiplicano i compratori: e una giuria di intenditori seleziona i classici e le novità. Alla mostra di Verona la passerella delle grandi etichette. La rassegna giunge alla quarantesima edizione: degustazioni-culto e vigneti da record ... Difendiamoci dai trucioli. Il Vinitaly numero quaranta, finalmente tecnologizzato come si conviene alla più importante fiera del vino sul pianeta e ricco di aziende come mai, si apre questa mattina con alcune ritrovate certezze - esportazioni rinvigorite, consumi in crescita, qualità media in innalzamento costante - e una serie di piccoli incubi addosso. A cominciare dalla pratica-truffa di aggiungere truciolato di legno nel mosto, per simulare l´invecchiamento del vino nelle botti. Un trucco diffuso - in piena legalità e non dichiarato in etichetta - tra i produttori del Nuovo Mondo, dalla California all´Australia, che accorcia drasticamente i tempi di affinamento e abbassa i costi di produzione. In questi giorni, tra lo sconcerto dei produttori italiani, i servizi tecnici della Commissione europea hanno avviato la revisione dei regolamenti per estendere anche all´Europa la tecnica della finta barrique.L´altro incubo, figlio di un catasto vinicolo ancora del tutto inaffidabile, riguarda il passaggio (in via sperimentale) dei controlli sui vini di qualità ai Consorzi di tutela. Come dire, controllati e controllori sovrapposti nella stessa figura, invece della fondamentale istituzione dell´ente terzo.Consorzi dove a contare sono i grandi potentati del vino, dato che il peso interno dipende non dalla singola azienda ma dai numeri che produce. Quanto converrebbe ai grandi industriali enologici far emergere le magagne legate alla produzione, dai vigneti - fantasma che aggirano le quantità d´uva certificata ai tagli mascalzoni per impreziosire certe doc debolucce? Per fortuna, al di là delle risposte scontate (e poco allegre), dei guai annunciati, del rischio di vedere la produzione dividersi tra vini eletti e junk-wines in concorrenza con i Paesi emergenti, mai come quest´anno il Vinitaly celebra se stesso e i vini che hanno fatto grande l´Italia del vino.Così, domattina, passerella in grande spolvero e degustazione-culto per le bottiglie elette a Mito del Quarantennale da una folta platea di addetti ai lavori, disseminati in tutto il mondo, pronti a riconoscere il primato del Sassicaia (vino), di Angelo Gaja (produttore), più una sontuosa manciata di grandi etichette. Nella considerazione internazionale, i numeri ci danno ragione: abbiamo bagnato il naso alla Francia in tema di esportazioni, i compratori stranieri pre-registrati sul sito di Verona Fiere sono quasi il 50% in più dello scorso anno, il vino rappresenta la prima voce dell´export agroalimentare nazionale, con una quota di circa il 20%. Tra i nostri migliori clienti, Germania e Stati Uniti (la prima in termini di quantità, la seconda per valore).Bravi anche a fare dell´Italia un unico, frammentatissimo, eccellente vigneto, se è vero, come testimonia una ricerca che verrà presentata questa mattina in fiera, che i vini emergenti nei ristoranti italiani di fascia medio-alta arrivano sempre più dal Sud Italia, e dalla Sicilia in particolare.
Dei mille chef intervistati, quasi l´80% serve anche grandi etichette al bicchiere, modalità intelligente - insieme al «doggy-wine bag», la possibilità di portarsi a casa il vino avanzato - per sdoganare i vini più preziosi (e costosi) dall´immobilità delle cantine. Se poi volete la novità a tutti i costi, provate il nuovissimo «Drago e le Sette Colombe», realizzato dalla vulcanica Donatella Cinelli Colombini, dotato di una speciale capsula, il «twister», che apre la bottiglia senza bisogno di cavatappi. Oppure godetevi un bicchiere di Chardonnay Doc Piave 2003 dei fratellini Barollo, fresco vincitore del superconcorso internazionale «Chardonnay du Monde». Il brindisi al made in Italy, in questi casi è d´obbligo.

Il «Mito dei Miti» - Sassicaia di Nicolò Incisa della Rocchetta (Toscana)
La «Cantina Mito» - Gaja (Piemonte)
Il «Mito dei Sommelier» al “Bricco dell’Uccellone 2003” di Braida (Piemonte)
il «Mito dei Ristoratori» al “Barolo Monfortino Riserva 1998” di Conterno (Piemonte)
Il «Mito del Trade» all’“Amarone della Valpolicella 2001” di Allegrini (Veneto)
I «Mito dei giornalisti», a “Mazzano, Amarone della Valpolicella 2000” di Masi (Veneto)
Il «Mito delle Enoteche» al “Monte Lodoletta, Amarone della Valpolicella 2000” di Romano Dal Forno
I «Miti del Mediterraneo»
Taurasi “Radici” di Piero Mastroberardino (Campania)
“Nozze d’Oro” di Tasca d’Almerita (Sicilia)
I «Miti del Quarantennale»
“Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1995” della Ferrari dei fratelli Lunelli (Trentino)
“Trebbiano d’Abruzzo 1996” di Valentini (Abruzzo)
il Vin Santo “Occhio di Pernice 1994” di Avignonesi (Toscana)
“Masseto 1997” della Tenuta dell’Ornellaia dei Frescobaldi (Toscana)
“Tignanello 1997” della Marchesi Antinori (Toscana).

Le cifre
- 48, 1 la produzione dell'ultima vendemmia in Italia
- 48,8 litri il consumo medio in Italia di vino in un anno
- 2,8 miliardi di euro il volume export italiane
- 9 miliardi di euro il giro d'affari legato al mercato enologico in Italia


Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su