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La Repubblica

Grandi vini con microchip. Ecco l’etichetta antifalsi: dall'Italia all'Australia aziende in cerca di sicurezza ... Ologrammi nascosti, microchips individuabili solo con un lettore ottico: stratagemmi da 007, ma che potrebbero essere applicati, in un futuro prossimo, al pacifico settore dell’enologia. La notizia rimbalza attraverso le pagine del quotidiano americano Wall Street Journal, che dà ampio spazio a storie di contraffazione ai danni di produttori famosi, italiani e non, e cita clamorose operazioni anti-frode effettuate in Italia, con migliaia di bottiglie sequestrate solo nell’ultimo mese. Cifre forse esagerate, ma il problema non è da trascurare anche se spesso riguarda più che altro bottiglie estremamente pregiate, e quindi prodotte in quantità limitate. Ciò non toglie che sia stata coinvolta anche la Falanghina, vitigno campano di livello apprezzabile ma non stratosferico. Risale invece a qualche anno il caso, citato dal Journal, del Sassicaia, quotatissimo vino toscano, di cui erano state messe sul mercato bottiglie assolutamente fasulle.
Guardia di Finanza, Nas e settori antiforde del Ministero dell’Agricoltura vegliano costantemente sul settore. “Nel corso del 2005 - spiega Antonio Iadarosa, responsabile del coordinamento ispettivo della repressione frodi del Ministero - abbiamo effettuato circa 9mila controlli in 6mila aziende, verificando 18mila prodotti e prelevandone 3700”.
Ma i risultati sono stati, tutto sommato, poco allarmanti: solo 29 i casi di reati gravi, come le falsificazioni vere e proprie. Il mondo del vino comunque non abbassa la guardia. Da circa tre anni è scattata in Italia un’operazione, finora solo in fase sperimentale, che permette di identificare perfettamente ogni bottiglia Doc, realizzando così anche il sogno del compianto Gino Veronelli, che si è battuto fino all’ultimo per la tracciabilità dei prodotti alimentari e dei vini in primis: “Si tratta di una fascetta con numerazione alfanumerica - dice Riccardo Ricci Curbastro, presidente della Federdoc, confederazione dei consorzi per la tutela delle denominazioni dei vini italiani - Finora sono state certificate in questo modo milioni di bottiglie, il 50% del volume produttivo delle Doc italiane, e con l’apertura a nuove adesioni saliremo al 75%”.
Un sistema ingegnoso e innovativo, tanto che perfino i francesi hanno accantonato l’atteggiamento saputello e chiesto collaborazione per poterlo copiare: risultato, dal 1° gennaio 2007 anche in Francia si adotterà questo sistema. Per quanto riguarda le Docg, spiega sempre Ricci Curbastro, la fascetta è addirittura su carta filigranata e stampata dal Poligrafico dello Stato: “Contraffarla non solo è difficile, ma, francamente, mi sembra antieconomico: con la stessa fatica conviene stampare biglietti da 100 euro, no?”. Già, perché raramente da noi si tratta di bottiglie che possano raggiungere quella cifra. Mentre la musica cambia per i vini francesi, per esempio i grandi Châteaux. Il Lafite Rotschild è stato al centro di una contraffazione a Hong Kong. I falsari gentiluomini, però, hanno utilizzato comunque un grande vino, cioè un Lafite Rotschild del 1991, spacciandolo per l’annata 1982, che vale dieci volte più dell’altra. (arretrato de La Repubblica dell'11 agosto 2006)

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