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La Repubblica

Valpolicella, la sfida dell’erede di Dante “Sindaci ignavi, fermate il cemento” ... Il conte Pieralvise fonda un comitato per difendere la zona: troppe nuove costruzioni, appello al governo... “I sindaci che non hanno il coraggio di difendere l’ambiente e lasciano che una cascata di cemento sommerga le nostre belle valli? Li metterei fra gli ignavi, fra “coloro / che visser sanza ‘nfamia e sanza lode”. E che dunque non ebbero la forza d’animo di schierarsi né per il bene né per il male”. Pieralvise Serego Alighieri, ultimo discendente del sommo Poeta, non ha perso la vena caustica di famiglia. E così un po’ per gioco e un po’ perché ama in modo struggente la Valpolicella dove nel lontano 1353 il suo avo Pietro Alighieri (figlio di Dante) comprò casa e mise radici, Pieralvise ha scelto il Canto III dell’inferno per bollare gli amministratori locali troppo timidi nella conservazione del territorio. Lui, il conte Pieralvise, vignaiolo cinquantenne di Gargagnago (produce un ottimo Amarone) è divenuto il presidente di Salvalpolicella, una piccola ma combattiva associazione (70 iscritti) che si propone di salvare una terra famosa per le verdi colline, le splendide ville e un vino conosciuto in tutto il mondo.
Dice: “Quello che sta avvenendo qui è gravissimo. In quattro dei cinque comuni della Valpolicella classica stiamo assistendo ad una cementificazione diffusa e priva di qualsiasi disegno come avveniva negli anni ‘70. Ecco perché, a nome della nostra associazione lancio un appello al vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli e al ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio perché ci sia una moratoria immediata delle nuove costruzioni”.
La prima tappa del viaggio con Serego Alighieri è a Gargagnago, la frazione di Sant’Ambrogio Valpolicella dove gli eredi del Poeta vivono da oltre 650 anni. “In questo centro, ancora immerso nel verde, vivono un migliaio di persone”, afferma Pieralvise, “eppure la giunta di centrodestra guidata dal sindaco Nereo Destri ha approvato la costruzione di un numero esorbitante di abitazioni in grado di ospitare altre 600-700 persone”. La tesi di Serego Alighieri è semplice: la costruzione di tutte queste case non si giustifica con le esigenze della popolazione ma solo con una politica di laissez faire che sta trasformando la Valpolicella nella “periferia Nord di Verona”.
Fra i risultati dello scempio diffuso della Valpolicella, testimoniato dalle decine di gru che punteggiano il paesaggio, (l’unica eccezione è il territorio di Marano), c’è anche la distruzione di alcune opere d’arte. Nel comune di San Pietro in Cariano (giunta di centrosinistra) Serego Alighieri mostra la corte di Villa Santa Sofia prima abbattuta e poi sostituita da una serie di casette color pastello. “E pensare”, dice “che si tratta dell’unica villa palladiana in provincia di Verona!”. Stessa musica a Negrar dove in futuro un campo sportivo e una decina di abitazioni chiuderanno alla vista la Villa Bertoldi. “È facile pontificare per il conte Serego Alighieri”, ribatte Alberto Mion, sindaco di Negrar, “lui se ne sta nella sua bella villa mentre i sindaci della Valpolicella devono risolvere i problemi lasciati dal passato”. Mion, dopo aver respinto al mittente l’accusa di ignavia accusa il conte di “denigrare la Valpolicella”.
E aggiunge: “Il campo sportivo? Lo faremo ecologico, senza il cemento e con dei bei muretti a secco per le tribune”.

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