02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Repubblica

Etichette alimentari battaglia a Bruxelles ... Il continente delle etichette fantasma. L’Unione Europea ha chiesto all’Italia di abrogare la legge di iniziativa popolare varata poco meno di tre anni fa, che obbligava i produttori a scrivere in etichetta l’origine degli alimenti. Legge mai attuata in maniera compiuta, ma che oggi rischia di essere definitivamente affossata. Così, ieri pomeriggio, i produttori di extravergine che espongono in questi giorni nei padiglioni del Sol, il salone dell’olio affiancato al Vinitaly, hanno appoggiato il lancio della campagna di sensibilizzazione di Coldiretti e Slow Food.
Obbiettivo, raccogliere tre milioni di firme, con cui chiedere al governo di difendere le norme approvate all’unanimità nell’agosto 2004. Da una parte, il diritto del consumatore di essere informato (principio che dovrebbe animare le scelte politiche prima ancora della difesa di competitività del comparto agroalimentare). Dall’altra, l’impossibilità di ignorare lo status di Paese membro dell’Unione Europea, per cui non possiamo legiferare “a prescindere”. Qualsiasi normativa varata in maniera autonoma rischia di entrare in rotta di collisione con gli interessi degli altri Stati. Nei due anni di attuazione della legge non si erano levate proteste comunitarie. Coldiretti ha denunciato che l’Unione Europea ha aperto una procedura di infrazione nei nostri confronti solo dopo il ricorso presentato da Federalimentare - associazione che raggruppa grandi industrie alimentari – “perché la legge lede la libera concorrenza delle merci”. Un successone.
Il governo, non potendo fare diversamente, ha preso atto della richiesta di Bruxelles, preparandosi alla battaglia campale sull’etichettatura. Percorso da affrontare con un minimo di conforto in più, dopo che l’altro giorno il Parlamento Europeo ha approvato un emendamento per diminuire drasticamente (da 0.9 a 0.1) la soglia massima ammissibile di contaminazione Ogm negli alimenti biologici. Il problema, è convincere il più alto numero possibile di Paesi europei - almeno 14, ovvero la metà più uno del totale - della bontà della legge italiana sull’obbligo di scrivere in etichetta l’origine degli alimenti perché lo facciano proprio. Un faticoso lavoro ai fianchi cominciato il mese scorso, quando è stato chiesto alla Spagna di affiancarsi all’Italia nel progetto. Il sottosegretario alle politiche agricole Guido Tampieri ha annunciato ieri che l’extravergine, in quanto storico alimento - cardine dell’agroalimentare di qualità, sarà il primo oggetto di una serie di sentieri puntiformi, “ovvero di procedure riguardanti i prodotti suscettibili di indurre in errore il consumato”.
Un escamotage permesso dalla stessa Ue, che in questi anni ha consentito di trasformare la tracciabilità in informazioni al consumatore per singoli alimenti come latte, pesce, miele. Del resto, il carico simbolico dell’olio riesce tangibile andando a visitare lo stand del Sol che in questi giorni accoglie “The Andreas Agricultural Development Trust”, l’associazione di olivocultori per lapace ideata da Simon Peres, composta da produttori israeliani e palestinesi. Tra di loro, Adi Shiffman, agricoltore israeliano che ha perso la figlia in un attentato terroristico, eppure responsabile dell’assunzione in azienda di trecento lavoratori palestinesi.


Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su