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La Repubblica

Rivoluzione europea per pesca e vino ... Le nuove regole favoriscono i paesi del Nord. De Castro: l’Italia ne esce bene... Il grande tabù, l’aggiunta di zucchero nel vino per aumentarne la gradazione, rimane. Almeno per altri quattro anni. L’Italia, in compenso, avrà più soldi per difendere la qualità dei suoi prodotti e per promuoverli. Compromesso inevitabile ieri a Bruxelles tra i ventisette ministri dell’Agricoltura Ue, che hanno approvato la riforma del mercato del vino, il più grande del mondo. Sconfitti ne sono usciti i Paesi del Sud e la stessa Commissione europea, che non più di un anno fa aveva proposto l’abolizione tout court della pratica di aggiungere zucchero al vino.
Una pratica che mette l’Italia in svantaggio competitivo; da noi infatti i produttori usano i mosti, che costano di più. Contro si erano però schierati ben ventidue Paesi, Francia compresa, tutti quelli che lo zucchero nel vino lo aggiungono. La battaglia dunque era persa in partenza. L’unica via per uscirne, a quel punto, era tentare di strappare qualcosa per controbilanciare l’inevitabile sconfitta. E qualcosa l’Italia ha portato a casa, a cominciare dal fatto che di zucchero se ne potrà aggiungere di meno. “Tra i ventisette siamo il Paese che ha strappato più risorse - dichiara a Repubblica il ministro delle Politiche agricole De Castro - abbiamo superato, almeno in questo, la Spagna. Soldi che potranno essere usati per migliorare la produzione e per la promozione sui mercati mondiali. In più abbiamo ottenuto garanzie sui vini di qualità. Certo - aggiunge De Castro - ci rimane l’amaro in bocca, ma era impensabile sperare che venisse abolita la pratica dell’aggiunta dello zucchero. Credo che abbia sbagliato la commissaria Ue Mariann Fischer Boel a sbandierare la possibile vittoria”. La dotazione finanziaria assegnata all’Italia è di 190 milioni di euro nel 2008-2009 e di 251,3 negli anni successivi, fino al 2015 quando salirà a 376,4 milioni.
Ma se De Castro è soddisfatto i produttori sono delusi. Negativo il giudizio della Coldiretti, che parla “di un’altra battaglia persa a Bruxelles”. Meno duro il giudizio della Cia, la Confederazione italiana agricoltori. “Il negoziato era iniziato malissimo - spiega Enzo Mastrobuoni, responsabile economico della Confederazione - ma ieri mattina siamo riusciti a strappare qualcosa. Sui vini di qualità è stato stabilito per esempio che vanno vinificati, ma anche imbottigliati nella zona d’origine”. Non solo. Nella Ue non si potranno vinificare mosti provenienti da Paesi terzi; vengono prorogati di altri 4 anni gli aiuti ai mosti e introdotta la possibilità di distillare i sottoprodotti della distillazione (fecce e vinacce).
Oltre al vino ieri è stato raggiunto l’accordo anche sulla ripartizione delle quote di cattura del pesce per il 2008, per Paese e per specie. L’Italia potrà pescare ogni anno 4.188,77 tonnellate di tonno rosso, su un quota comunitaria di 16.210,75 tonnellate. La riduzione è stata del 5 per cento. Nell’accordo c’è anche il divieto alla pesca di polipi che pesino meno di 450 grammi. Fino alla fine, l’Italia ha difeso la sua posizione, rivendicando una soglia di 350 grammi, ma ne è uscita sconfitta. Un compromesso che non piace a Lega Pesca. “E’ una cocente sconfitta per la pesca italiana con cui viene duramente colpito un segmento di punta”, ha dichiarato il presidente Ettore Ianì, che parla di misure “restrittive”.

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