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La Repubblica

“Rispettiamo i territori nostri e altrui” ... Oggi il ministro De Castro ha convocato un tavolo di confronto per dirimere l’annosa questione della denominazione “Tocai”. Mi auguro che sappia tenere il piede fermo e non cedere a localismi senza senso proprio nel momento in cui l’Italia, a difesa delle sua denominazione (come parmigiano-parmesan), cerca di far valere a livello mondiale la primogenitura e la territorialità del prodotto.
Quando alcuni anni fa i francesi ci imposero di eliminare dalle nostre bottiglie di spumante italiano la dicitura “metodo champenoise” accettammo di buon grado anche se in quel caso non si trattava di una denominazione, ma di un metodo di produzione. E quella scelta decretò la fortuna della Franciacorta e dei suoi spumanti con una denominazione, appunto “Franciacorta”, che non è una delle più semplici da pronunciare fuori dai nostri confini.
Con questo spirito a suo tempo l’Italia, davanti alle rimostranze ungheresi per l’utilizzo di un nome che storicamente appartiene all’Ungheria ed è addirittura un territorio, si mostrò d’accordo. Così, in base a un concorso di idee e dando il giusto tempo per cambiare questo nome, si decise di puntare sulla denominazione “Friulano”.
Cosa c’era di meglio che dare l’identità di una regione che esprime i migliori bianchi d’Italia per questo straordinario vino? Nell’attesa che la nuova denominazione entrasse in vigore si è scatenata una corsa al collezionismo per le ultime etichette di Tocai e la domanda è stata straordinaria, cosicché è ripartita la battaglia per la rivendicazione del nome anche con l’ausilio della sentenza di un tribunale amministrativo.
La battaglia è persa prima ancora che da un punto di vista giuridico da un punto di vista morale e di rispetto dei territori. Nel momento in cui la sensibilità di tutti si muove in direzione della tracciabilità dei prodotti, le denominazioni che portano in sé la territorialità degli alimenti e delle bevande sono più apprezzabili. L’economia locale si basa sul rispetto delle altre economie locali. Da secoli l’Ungheria possiede questo prodotto e questo territorio: basta questo fatto a rendere indolore il passaggio. Rinunciamo alla denominazione in nome del buon senso, del buon spirito europeo e dell’intelligenza del popolo friulano. Io brindo col “Friulano” e invito anche il mio amico presidente della regione Friuli-Venezia Giulia Riccardo Illy a fare altrettanto e a sostenere nel mondo questo nome.

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