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La Repubblica

Quando l’innovazione è femminile così cambia il mondo del vino ... Anno dopo anno, si moltiplicano le donne che hanno fatto di una passione la loro professione... Non più singole pioniere, ma un vero esercito. Che ha preso in mano un settore per tradizione occupato dagli uomini... José Rallo di Donnafugata che gestisce le sue aziende al ritmo di jazz e musica brasiliana, usando i concerti per promuovere la sua idea: una canzone per ogni tipo di vino. Natalia e Irina Strozzi Guicciardini, 31 e 26 anni, ballerina una pianista l’altra, che alternano all’attività artistica quella imprenditoriale, occupandosi del vino e dell’olio nella fattoria di famiglia di Cusona, vicino San Gimignano, dove da più di mille anni si produce il Chianti. Ma c’è anche la contessa Noemi Marone Cinzano, cresciuta tra i vigneti di famiglia, trasferitasi in Brasile, e poi tornata in Italia dove gestisce la tenuta di Argiano, sulle colline di Montalcino. Oppure le tre figlie del marchese Piero Antinori: Albiera, Allegra e Alessia che portano avanti con slancio e passione tutta femminile una tradizione che si tramanda da 26 generazioni. Sono solo alcune delle donne, forse le più famose perché eredi di famiglie blasonate, che hanno deciso di fare del loro amore per il vino una professione. Seguendo corsi di enologia in tutta Europa, ottenendo lauree e specializzazioni in viticoltura e partecipando a tutte le vendemmie di casa, mettendoci magari quel pizzico di creatività ed estro in più che sono tipicamente femminili. È il caso, ad esempio, della "vendemmia notturna" introdotta da José Rallo nel ’98 per preservare l’uva dalle alte temperature di agosto in Sicilia e risparmiare energia nell’utilizzo delle tecnologie di raffreddamento. Ma a Donnafugata le donne sono sempre state protagoniste, soprattutto nel portare le innovazioni. Prima di José, già sua mamma Gabriella, oltre venti anni fa, aveva introdotto vitigni internazionali e tecniche di viticoltura moderna in Sicilia. E donne sono anche la maggior parte dei dipendenti dell’azienda. Ma non solo a Donnafugata. In Toscana una azienda vinicola su quattro è guidata da una donna, per non parlare delle donne sommelier o dei corsi di enologia affollati di studentesse.
Per i latini la parola “vinum” era di genere neutro, in italiano è diventata maschile. Però vigna, vendemmia e uva sono tutti sostantivi femminili. E alle donne, alla loro sensibilità, alla fantasia, alla maggiore e migliore capacità di comunicare la passione che mettono nel loro lavoro, si sono oggi spalancate le porte di un mondo storicamente riservato solo agli uomini. Una presenza, quella femminile nelle aziende vinicole, che sembra diventata quasi una moda. Ma che invece già vent’anni fa ha visto nascere l’associazione “Le Donne del Vino”, presente quest’anno a Vinitaly (con un convegno il 4 aprile) per ripercorre la strada fatta insieme, dalle otto pioniere degli inizi alle quasi 800 che costituiscono l’associazione nazionale oggi. E andando ancora più indietro nel tempo non mancano precedenti illustri nel mondo, singole donne che già secoli fa hanno lasciato la loro impronta sul mercato del vino e il loro nome su grandi etichette: pensiamo ad esempio a Nicole-Barbe Ponsardin e Jeanne Alexandrine Pommery, le due dame dello champagne, oppure ad Antonia Adelaide Ferreira, la signora del porto.
Il passo avanti rispetto al passato però, (come si legge in un libro intitolato non a caso Women of Wine, uscito qualche anno fa in America), è che oggi non si tratta più di singole donne ma di un vero e proprio esercito che sta cambiando l’industria del vino. Donne proprietarie di grandi cantine, che contribuiscono all’innovazione della viticoltura e dell’enologia, influiscono sull’educazione del consumatore e guidano gli appassionati, commercializzando i loro vini in tutto il mondo. In genere, si tratta di donne che hanno potuto prendere in mano l’azienda di famiglia perché non c’era un figlio maschio come erede o dopo che i fratelli o i cugini sono falliti. È il caso delle tre sorelle Antinori, che hanno puntato sulla formazione accademica e le certificazioni professionali come chiave di volta per farsi aprire le porte del mondo del vino. O delle due rampolle di casa Guicciardini Strozzi per le quali fare il vino è un’arte. Antica come la storia dell’uomo. Un po’ come la danza o la musica. Un’alchimia di delicatezza e forza.

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