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La Repubblica

Vino adulterato, la Ue in campo l’Italia: nessun rischio sanitario ... Il governo: frodi, non veleni. L’Espresso conferma: pericoloso... Sullo scandalo del vino adulterato, rivelato dall’Espresso, scende in campo l’Unione Europea, chiedendo al governo italiano informazioni dettagliate sulla vicenda. Lo ha annunciato la portavoce Ue Nina Papadoulaki, dichiarandosi preoccupata per le ricadute che potrebbe avere la sofisticazione del vino in tutto il Vecchio continente. A stretto giro è giunta la rassicurazione dell’Italia: “Non ci sono rischi per la salute”. Ma sono parole che non bastano comunque a sgonfiare l’inchiesta, partita da Verona e arrivata fino a Taranto. Netto l’intervento del presidente del Senato Franco Marini:
“Si intervenga con grande determinazione perché fenomeni di questo genere possono danneggiare l’immagine dell’Italia e gli interessi di un intero settore che sta facendo sforzi straordinari”. Il Codacons ha annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile:
“Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un gravissimo scandalo alimentare che danneggia i consumatori e mina seriamente la credibilità del made in Italy”.
L’Espresso, in una nota, “conferma tutto quanto pubblicato nell’inchiesta Velenitaly”. Dopo gli esami svolti sul vino sequestrato negli stabilimenti di Veronella e di Massafra - nota il settimanale - le procure di Verona e Taranto hanno contestato il reato di adulterazione di sostanze alimentari (art. 440) che punisce “chiunque corrompe o adultera sostanze destinate all’alimentazione rendendole pericolose alla salute pubblica”. Non si tratta quindi di una truffa innocua con acqua e zucchero - rileva ancora L’Espresso - ma di una situazione che mette a rischio la salute dei consumatori, come hanno verificato gli stessi inquirenti conte- stando il reato più grave. Non solo. La presenza di acido cloridrico, acido solforico e di altre sostanze gravemente pericolose per la salute nel vino oggetto dei sequestri era citata sia nel comunicato stampa del Corpo forestale dello Stato sia nel primo provvedimento della procura di Verona.
L’inchiesta è ancora in corso e per il momento interessa una ventina di aziende che attraversano l’intero Paese. Ieri la procura di Taranto ha precisato che finora non sono state trovate sostanze tossiche. Ma ha disposto il sequestro di campioni divino in 15 cantine coinvolte nell’indagine. Il procuratore della Repubblica di Verona chiede “più controlli per impedire ad aziende e a imprenditori già coinvolti e in alcuni casi condannati, in inchieste riguardanti sofisticazioni alimentari, di essere ancora sul mercato”.
Una carenza di controlli che ha consentito che 70 milioni di cartoni e fiaschi siano finiti sugli scaffali dei supermercati come vino a basso costo. La vendita di questi prodotti adulterati sarebbe partita dalla “Tirrenia vini”, una cantina a Massafra, nel tarantino e poi distribuiti in altre cantine tra Perugia, Modena, Bologna, Brescia, Cuneo, Alessandria e appunto Verona, il cuore della maxi inchiesta.
Tutto è partito da Veronella, un piccolo comune della Bassa Veronese, dove c’è l’azienda di Bruno Castagna, il produttore che si trova ancora agli arresti domiciliari, dallo scorso dicembre, quando è scattata l’inchiesta della procura scaligera. Nella sua cantina, accanto alle botti, furono trovati fusti di acido cloridrico e solforico, oltre a 60 chili di zucchero per l’adulterazione del vino. Castagna era già finito sotto processo 22 anni fa per lo scandalo dei vini al metanolo.

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