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La Repubblica

“Stessa diversità tra la Toscana e il Piemonte” ... L’esperto. Gigi Piumatti... Piemonte sta a Borgogna come Toscana sta a Bordeaux: forse è un’equazione un po’ semplicistica, ma da sempre è nella mente degli addetti ai lavori. Quella natura più contadina che caratterizza il viticoltore piemontese, paragonata a quei quasi onnipresenti quarti di nobiltà che aleggiano sui loro omologhi toscani, è una realtà assodata. “ È così da sempre - conferma Gigi Piumatti, un’autorità nel settore, autore di saggi e coautore con Daniele Cernilli della “Guida Vini d’Italia” di Gambero Rosso-Slow Food -. In Piemonte si trovano piccole proprietà con una media di 8-9 ettari ognuna. In Toscana le case vinicole sono di conti, marchesi e baroni e hanno dimensioni enormi, di centinaia di ettari, con castelli e dimore importanti a presiederle”.
E questo nonostante le grandi tenute toscane si siano nel tempo un po’ parcellizzate, a causa delle divisioni delle grandi famiglie in rami diversi. “Prendiamo Ricasoli - continua Piumatti - forse la famiglia più alta nelle gerarchie nobiliari: da Bettino, il “barone di ferro”, sono discese almeno dieci proprietà minori, eppure ognuna misura centinaia di ettari”.
Altre affinità: Piemonte e Borgogna prediligono i monovitigno (con il Nebbiolo che trionfa da noi e il Pinot Noir in Francia), mentre Toscana e Bordeaux preferiscono gli uvaggi, cioè i vini ottenuti da una miscela di vitigni diversi. Un effetto collaterale della situazione è che il fenomeno della presenza di produttori “forestieri” in Toscana è più vistoso (milanesi, svizzeri, tedeschi) che in Piemonte: è più difficile e complicato mettere insieme una grossa tenuta acquistando piccoli lotti da tanti contadini che acquisire in un colpo solo decine di ettari da un unico proprietario.

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