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La Repubblica

Zaia: “Meglio il fallimento così si salvano i prodotti italiani” ... Il ministro contro un’intesa a tutti i costi: rischiavamo il dumping dei paesi poveri... “Sono molto contento, mi considero uno dei sostenitori del fallimento”. Non ha rimpianti il ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, secondo cui si può parlare di scampato pericolo. “Il mio mandato era quello di difendere l’agricoltura italiana - spiega - il rischio era che vincesse chi voleva un accordo a tutti i costi. Ci siamo comportati in maniera ineccepibile, ma considerandomi un po’ l’amministratore delegato degli agricoltori, non posso che dirmi soddisfatto”.

Di quali rischi parla?

“Dal 2001, da quando questo round di negoziati è cominciato, la pressione dei paesi emergenti per entrare sul mercato più ricco, quello europeo, è fortissima. Le hanno tentate tutte: ad esempio mettere il riso tra le specie tropicali e abolire ogni dazio. Accettare significava vedere il mercato invaso dal riso tailandese e le risaie padane sparire per l’impossibilità di competere”.

Non è una normale evoluzione del mercato? Permette ai paesi più poveri di accedere ai mercati ricchi.

“No, è dumping. Una volta sparita la nostra capacità di produrre riso, i prezzi sarebbero saliti. Succede già su molte produzioni e l’Europa non fa abbastanza. Il discorso da fare è un altro, l’agricoltura è come la difesa, è strategica non possiamo dipendere per il cibo dall’estero. Chi vuole venire a vendere i propri prodotti da noi sarà il benvenuto solo quando si saràadeguato alle nostre regole sanitarie, darà garanzia di sicurezza e correttezza nel trattamento dei lavoratori Ma vedrà che a quel punto i loro costi di produzione non saranno così convenienti”.

Quale sarà la strategia italiana e europea da ora?

“La strategia ha due pilastri: difendere le nostre identità produttive, che poi sono anche culturali, e dare sicurezza alimentare ai nostri cittadini sui cibi che vengono dall’estero. L’Europa invece dovrà fare di più, sfruttare la forza dell’euro e del suo mercato e trasformarla in forza politica. Finora decenni di programmazione sbagliata, basata sulle quote alla produzione, hanno prodotto un deficit su cibi base come latte e cereali. I1 sistema è evidentemente datato”.

L’aver bloccato il negoziato non ha precluso agli imprenditori italiani altri mercati privi di dazi?

“Io non credo che il dossier sui prodotti industriali non si sia chiuso per colpa dell’agricoltura, comunque il mio settore ha già dato, anche troppo. Non si poteva fare di più”.

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