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La Repubblica

L’expoit dei vini piemontesi. Nebbiolo, scorbutico che piace ... E’ in edicola l’edizione 2009 del volume dell’Espreso che premia il vitigno in tre diversi rossi. Sono 326 le cantine italiane premiate con una stella, ma solo tredici conquistano quota tre... Parla piemontese, la nuova edizione della Guida dei Vini dell’Espresso, in uscita oggi. Mai come quest’anno, infatti, i cosiddetti “singoli exploit”, che mandano in passerella le migliori performance dell’anno, sono dominati dallo scorbutico, affascinante vitigno Nebbiolo, declinato al suo meglio nel Barolo Riserva Monfortino di Giacomo Conterno - per lui, il massimo dei punteggi: 20/20 - e nei due Barbareschi “Crichèt Pajé” di Roagna e “Camp Gros” di Cisa Asinari. Un momento di gloria tanto più significativo, se si pensa che - pur in coabitazione con due ottime etichette del nordest - il Soave Vigna Salvarenza di Gini e il Sacrisassi de Le Due Terre - anche la classifica dei migliori bianchi italiani premia un piemontese, il “Langhe Bianco Hérzu” di Ettore Germano. Nell’ultimo anno, i curatori della guida (giunta all’ottava edizione), Ernesto Gentili e Fabio Rizzari, con la supervisione del direttore editoriale Enzo Vizzari, hanno guidato una tosta pattuglia di assaggiatori. Dalla Val d’Aosta alla Sicilia, oltre ventimila i vini testati, di cui solo la metà ha raggiunto i punteggi necessari per accedere al gotha dell’enologia nazionale. Il focus sullo stato dell’enologia nazionale non passa sicuramente solo dalle ultime bottiglie esaminate. Così, come ogni anno, le migliori cantine del Paese sono state premiate con l’attribuzione di stelle, da una a tre, a segnalare il plusvalore della continuità nella qualità. Dei 2.300 produttori “schedati” dalla guida, ben 326 hanno conquistato almeno una stella, ma solo in tredici hanno raggiunto quota tre, a testimonianza che se fare un vino buono è un bel traguardo, mantenersi ad altissimi livelli negli anni è ancora e sempre merce rara. Altro obbiettivo della guida, quello di portare alla ribalta i vini capaci di interpretare il territorio privilegiando eleganza, personalità, armonia. Tramontato il tempo dei vini muscolari, dove forza e potenza avevano spesso il sopravvento, oggi il vero avversario è la tecnologia esasperata, che rischia di annullare le diversità, da sempre patrimonio della nostra miglior viticoltura.
Per fortuna, piccoli vignaioli crescono e vecchi vignaioli resistono, mantenendo alto il livellodi consapevolezza, che significa rispetto per tutta la filiera, dalla terra ai consumatori. Da questo punto di vista, migliorano di anno in anno, per quantità e qualità, le etichette con un eccellente rapporto qualità/prezzo, così come cresce il livello dei cinquanta “outsider”, i
migliori vini delle denominazioni e tipologie, che pur non raggiungendo le vette della classifica, si sono fatti molto apprezzare negli assaggi. Dal Lambrusco al Prosecco, finalmente aggettivi compiaciuti anche per bottiglie considerate minori. Ma il vino non è solo una questione di giudizi, etichette, prezzi. Dietro e intorno alle bottiglie deve ancora crescere una cultura, quella del vino quotidiano, disancorata da acquisti frettolosi e poco rispettosi del palato. Così, via libera nelle pagine della guida ai percorsi cibo-vino, ai comandamenti della degustazione, ai consigli per la conservazione, giù giù fino al glossario tecnico. Da mandare a memoria, per stupire gli amici con le più sfiziose dizioni del vino durante le cene natalizie.

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