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La Repubblica

Gambero Rosso. La strana coppia dell’alta cucina... La guida della rivoluzione. A un passo dalla ventesima edizione - la terza dell’era Bolasco - la summa dei migliori ristoranti italiani secondo il Gambero Rosso, presentata ieri mattina alla Città del Gusto, esibisce un gotha inaspettato e curioso, mix mirabolante di vecchi maestri e giovanissimi talenti. Su tutti, ancora governa Fulvio Pierangelini, pur penalizzato di un punto: piccola punizione significativa, a corollario di una stagione ondivaga non certo nell’ispirazione gastronomica, sempre altissima, quanto nella gestione del ristorante-culto di San Vincenzo. Non più uomo solo al comando, il superchef romano: al suo fianco, approda Gennaro Esposito, trenta kg in meno ma tre pesantissimi punti in più rispetto all’edizione 2008.
E se il numero delle Tre Forchette - ristoranti assiepati sopra i novanta centesimi-è rimasto uguale (venticinque, come l’anno scorso), il gruppo dei migliori si è sgranato peggio che sul Mont Ventoux. Dimezzati - da dodici a sei - quelli a quota novanta, con succose promozioni per quattro di loro. Su tutti, spicca il balzo prodigioso del piemontese Davide Scabin, che ha raggiunto la terza posizione, di fianco a star acclarate come Vissani (che ieri ha disertato la premiazione, così come Marchesi), Pinchiorri e Calandre. Ottime anche le performance di Uliassi (più uno), mentre Piazza Duomo e Villa Crespi hanno raggiunto quota novantadue. Pollice verso,invece, per il romano Antonello Colonna e l’altoatesino Norbert Niederkofler, entrambi retrocessi a ottantotto. Ma al di là di voti e giudizi, destinati come sempre a far discutere appassionati e addetti ai lavori, colpisce la volontà di Bolasco nel plasmare la guida su un più moderno modello di cucina, pur con le dovute eccezioni. Un work in progress (simbolizzato dalle schede in rosso che segnalano le cucine innovative) sicuramente non ancora compiuto ma coraggioso, a margine di un momento difficile per lo staff del Gambero Rosso, a poche settimane orfano del suo deus ex machina Stefano Bonilli, bruscamente licenziato dai vertici dell’azienda. Al di là dei rumors che agitano l’ambiente - primo fra tutti, quello sulla presenza di importanti produttori vinicoli nella cordata della nuova proprietà-colpiscono la progressiva estraniazione del Gambero Rosso Editore dai destini del Gambero Rosso Channel (diretto da Guido Barendson, curiosamente iscritto tra gli autori della Guida dei ristoranti Espresso) e la sensazione che la Città del Gusto, nata come polo di cultura gastronomica popolare, sia ancora distante dal suo compito primario, mal assorbita nel vissuto cittadino. Eppure, eventi come la cena delle Tre Forchette di ieri sera, con i quattro piani della sede trasformati in altrettanti ristoranti e i migliori cuochi italiani divisi in quattro brigate, testimoniano la modernità della struttura e le infinite possibilità di utilizzo. A maggior ragione se nel supergruppo c’è spazio peri il siciliano Pino Cuttaia e l’abruzzese Nico Romito, new entry del Club del 90, trentenni pronti a sfidare la nuova strana coppia dell’alta cucina italiana.

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