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La Repubblica

A Torino l’Onu del cibo da salvare … Apre Terra Madre, etica e gola a braccetto: “Ripartiamo dai contadini”... “Bisogna rivalutare la figura del contadino, perché è da lui che si ripartirà per superare la crisi che sta affliggendo tutto il mondo. Ma non so se si capirà che questo è l’unico modo”. Adriano Celentano non ha ancora smesso di crederci, vecchio ragazzo della via Gluck tra i tanti personaggi che hanno nobilitato l’inaugurazione di Terra Madre, sorella etica del Salone del Gusto. Un parterre de roi mai tanto variegato e interessato: attori (Dario Fo e Franca Rame, Lella Costa, Antonio Albanese), politici (Fassino, D’Alema, Milly Moratti, il ministro dell’agricoltura Zaia, i sindaci Chiamparino, Alemanno, Cofferati) , ma anche il procuratore della Repubblica Giancarlo Caselli, Carlo De Benedetti, ambasciatori e consoli di mezzo mondo. Tutti uniti nella lotta per orientare la globalizzazione in maniera virtuosa, usando l’attuale crisi economica mondiale come leva per ricomporre la disastrosa frattura tra uomo e natura.

Ogni due anni, Torino si veste da capitale degli alimenti da salvare, in Italia e nel mondo, insieme alle microeconomie loro collegate: una vera e propria Onu del cibo, che quest’anno i maggiorenti di Slow Food hanno voluto intersecare non solo idealmente, ma anche nella disposizione toponomastica del Lingotto.

Etica e gola a braccetto, nelle “vie del gusto”, dove si alternano bancarelle gastronomiche e mercati della terra, contadini lucani e pescatrici senegalesi (sì, donne), norcini umbri e casari tibetani: il cibo declinato nelle sue accezioni più diverse, primarie, curiose, mai banali. E dietro il cibo, i produttori, con le loro storie di rabbia e perseveranza, spesso segnate dalla solitudine, a volte commoventi.

Ha ragione Celentano: ridare senso all’agricoltura come motore del nuovo millennio non è un concetto di facile applicazione. Ieri mattina, Carlo Petrini ha tuonato contro i governi del primo mondo, che non hanno trovato i 30 miliardi di euro chiesti dalla Fao per dimezzare la piaga della povertà sul nostro pianeta, ma ne hanno scuciti 2.000 per salvare le banche: “E invece, i manager dovrebbero imparare dai contadini, per apprendere dalla loro sapienza secolare la capacità di non buttar via niente, di risparmiare, il riciclo e il riuso. Questa è la sostenibilità che salverà le economie malate. Il mondo contadino, quello che Nuto Revelli ha dipinto come il mondo dei vinti, sarà il nuovo New Deal”. Al suo fianco, Luca Zaia chiosava: “I contadini sono l’unica multinazionale che difendiamo”, posizione sicuramente poco in linea con quella dei suoi colleghi di governo.

Via libera, allora, con i nuovi presìdi - una ventina tra italiani e internazionali - non casualmente guidati dalle api siciliane. Dopo un’estate tragica, segnata da una morìa senza precedenti, dovuta ai pesticidi della categoria nicotenoidi (che se uccidono le api, non faranno benissimo nemmeno alle persone) è stato deciso di far convergere proprio nei saloni del Lingotto gli apicoltori del mondo per lanciare l’ennesimo allarme ecologico. Se è vero che l’ex sindaco di Londra Livingstone aveva posizionato gli alveari nei parchi utilizzando il loro ruolo di sentinelle ecologiche, c’è poco da stare allegri. In compenso, il Comieco - consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi - ha presentato una raccolta di menù ispirati alla filosofia del riciclo e della sostenibilità proposti da alcuni supercuochi.

Ma Salone e Terra Madre sono soprattutto allegria e voglia di esserci. Se passate dalla via dei formaggi, non perdetevi il presidio dell’asiago stravecchio, le robiole di latte crudo di capra, il parmigiano invecchiato settantadue mesi. Per chiudere, cioccolato fondente e birra da meditazione. La coppia più bella del mondo, direbbe il ragazzo della via Gluck.

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