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La Repubblica

Ristoranti ... L’exploit scandinavo nell’elite del mondo... Per il quarto anno consecutivo El Bulli di Ferran Adrià e Juli Soler è stato proclamato miglior ristorante del mondo nella classifica del San Pellegrino World’s 50 Best Restaurants. Secondo si conferma The Fat Duck di Heston Blumenthal. A sorpresa balza al terzo posto il Noma di Rene Redzepi di Copenaghen ed è una novità del tutto inaspettata, la prima volta di un ristorante del Nord Europa
al vertice di una classifica mondiale. Non meno clamorosa è la performance dell’Osteria La Francescana di Massimo Bottura, di Modena, che, fuori dai Top 50 l’anno scorso, sale addirittura al tredicesimo posto.

Buona, anche se non proprio brillante, la prova di squadra degli italiani: al ventiduesimo posto Cracco (che sale dalla piazza 43), al ventottesimo il Gambero Rosso di Fulvio Pierangelini (che perde 16 posizioni, pagando probabilmente la chiusura invernale prolungata e la colpevole mancanza di chiarezza sul futuro del suo ristorante), al quarantaduesimo posto rientra il Combal.Zero di Davide Scabin; scendono rispettivamente ai posti 48 e 49 Dal Pescatore e Le Calandre, l’anno scorso al 34 e al 36. Esce dai Top 50 l’Enoteca Pinchiorri.
Nel complesso la Francia piazza otto ristoranti nei Cinquanta, sette gli Usa (di cui quattro nei primi 15), sei Italia e Spagna, quattro l’Inghilterra. Accanto a una classifica che vede comparire molti nomi nuovi, standing ovation per il riconoscimento alla carriera a
Joèl Robuchon, il cuoco più premiato del mondo, dal pubblico e dalla critica.
Il verdetto, molto atteso, è stato pronunciato ieri sera nell’austera Freemasons’ Hall, durante una festosa cerimonia davanti a cuochi e invitati arrivati da tutto il mondo. Il San Pellegrino World’s 50 Best Restaurants, promosso dalla rivista inglese Restaurant Magazine, è giunto all’ottava edizione e la classifica nasce dalla votazione degli 806 giurati della Nespresso Accademy, raggruppati in giurie sparse nelle varie aree geografiche, ciascuno dei quali può esprimere cinque voti, di cui tre per ristoranti del proprio Paese.

I commenti a caldo registrano un certo disorientamento nell’interpretazione dei risultati: emerge, anche se non uniformemente distribuita, una tendenza a premiare locali, cuochi e cucine più “giovani”, più essenziali e informali rispetto ai tradizionali santuari del gusto.
Ma soprattutto si legge tra le righe della classifica il frutto di un ben orchestrato lavoro delle lobby delle diverse aree geografiche e dei gruppi di tendenza organizzati: paiono a molti inspiegabili, secondo il senso comune, piazzamenti come quello al vertice del Noma del pur bravo e simpatico Rene Redzepi, come quelli del finlandese Dominique, del Mirazur di Mentone, dello Chateaubriand del brillante Inaki Aizpitarte che lasciano dietro di sé Le Calandre, Pinchiorri, il Plaza Athénée, Les Ambassadeurs, L’Arpége, Pie, Troisgros, L’Ambroisie e altri. Legittimo, insomma, domandarsi quanti e quali ristoranti effettivamente visitino ogni anno i giurati.

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