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La Repubblica

G20. Al vertice anti-crisi la grande abbuffata dei leader del mondo ... L’Independent ha scoperto quanto ha speso il governo inglese per le cene di gala di presidenti e accompagnatori Gordon Brown ha stanziato mezzo milione di sterline. Tra piatti prelibati e vini di gran marca. A pagare, il contribuente... L’avevano presentato come il summit per salvare il mondo investito dalla recessione globale, ma come minimo ha sfamato e dissetato i leader che vi hanno partecipato. Il padrone di casa del vertice del G20, Gordon Brown, non ha badato a spese quando ha dato il benvenuto a Londra lo scorso mese di aprile a presidenti e primi ministri dei più importanti paesi della terra. E non soltanto a presidenti e primi ministri, ma pure alle loro mogli (o mariti), ai loro ministri, consiglieri e portaborse, senza dimenticare le segretarie, le guardie del corpo e gli autisti: un esercito di 200 alti funzionari e 800 persone dello staff, che il governo di Sua Maestà britannico ha invitato a pranzo e a cena per un paio di giorni lungo le rive del Tamigi. Utilizzando i diritti concessi dal Freedom of Information Act, il quotidiano Independent ha chiesto e ottenuto da Downing street il “conto” di questa grande abbuffata per Vip ed è saltata fuori una bella cifra tonda: all’incirca 500 mila sterline, pari a 550 mila euro.

A pagarlo, naturalmente, sarà il contribuente britannico, trattandosi di “spese di Stato”, ma giornali
e mondo politico si domandano se è giusto. Primo, perché non sta bene che un summit convocato per aiutare un mondo impoverito dalla crisi spenda mezzo milione di sterline per il vitto dei convenuti. Secondo, perché Gordon Brown, in caduta libera nei sondaggi, aveva bisogno di un successo internazionale per riguadagnare consensi, e ha dato l’impressione di averlo ottenuto con l’aiuto di un fastoso banchetto.

La maggior parte della spesa gastronomica per il G20, in verità, riguarda la giornata in cui è stato necessario sfamare quasi 1000 persone, tra leader e staff, al centro congressi in cui si è svolto il vertice: 435 mila sterline. Per la cena a Downing street riservata ai leader e ai relativi coniugi, più i rinfreschi a Lancaster House e alla Tate Modern, il conto è stato di 66 mila sterline, incluse 6 mila sterline per i vini, che comprendevano vini pregiati, come lo Chateau Pichon Longueville Contesse de Lalalande del 1986 (140 sterline a bottiglia, i Vip se ne sono bevute diciannove), e altri più a buon mercato, come il Domaine de Planterieu 2006 (5 sterline a bottiglia, per un totale di 13 bottiglie).

Quanto al menù, gli ospiti per la serata di gala a Downing street, tra i quali Barack Obama, la first lady Michelle e il premier italiano Silvio Berlusconi, hanno mangiato salmone scozzese, seguito da spalla di agnello del Galles, cucinati per l’occasione da Jamie Oliver, uno dei “celebrity chef” più famosi d’Inghilterra. Niente “caviale e champagne”, insomma. Ma Norman Baker, un deputato liberal-democratico, tuona lo stesso: “L’immagine dei leader del mondo che pasteggiano con vini di qualità e cibo squisito, mentre milioni di persone sono preoccupate perché hanno perso il lavoro o la casa, non è bella”. Non è chiaro se l’abbuffata sia servita a salvare il mondo dalla crisi economica. Non è servita comunque a risollevare le azioni di Gordon Brown, che precipita come e più di prima nei sondaggi. Poteva invitare i leader del G20 a digiunare, e probabilmente per lui il risultato sarebbe stato identico.

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