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La Repubblica

Depardieu. La mia casa sotto casa ... Non riesco nemmeno a immaginare come potrebbe essere Parigi o la mia amata Francia senza i bistrot. Mi interrogo in questi giorni su quanto sta accadendo nel mio Paese, perché se è vero che c’è una crisi in atto in un segmento della ristorazione francese, e parigina in particolare, e che molte cose stanno mutando nelle abitudini e nei gusti della clientela tradizionale dei bistrot, è altrettanto certo che questi locali storici non potranno mai sparire perché sono un pezzo di storia della Francia, oltre che l’espressione di una cultura europea.
L’emergenza vera è che i bistrot stanno cambiando gradualmente pelle, e si stanno silenziosamente trasformando in qualche cosa di diverso da quello che sono sempre stati. Tutto ciò rappresenta una perdita atroce per chiunque abbia a cuore la salvaguardia delle identità di un territorio. Il bistrot per me, ad esempio, è da sempre il caffè più vicino a casa, è l’angolo di città dove incontri le persone, dove riesci a comunicare, ed è il posto del ristoro nel senso più alto, dove ti puoi cibare di tranquillità e di lentezza, e dove puoi prenderti la libertà di sfogliare in pace un quotidiano mentre bevi il tuo caffè, oppure di ordinare a pranzo il piano del giorno, che è un classico dei nostri bistrot e che si basa sulla stagionalità degli ingredienti.
Sono anch’io convinto che qualcuno li stia uccidendo, ma questo non vuole necessariamente dire che chiuderanno sotto i nostri occhi senza che la gente se ne accorga, oppure senza che nessuno intervenga per fermarne il declino.
Personalmente non riesco a tollerare, e nemmeno a comprendere le scelte di chi gestisce certi bistrot parigini: c’è chi si ostina per esempio a chiedere due, tre, addirittura quattro euro per un caffè, non rendendosi conto che in questo modo sta affossando la storia del bistrot e la sua profondae radicata identità popolare. Certo non è solo colpa di quei gestori, perché è normale che i divieti contro il fumo e l’assalto delle catene stiano influenzando l’andamento dei bistrot, ma è il cambiamento e non la chiusura che mi spaventa maggiormente.
Quando un parigino va nel suo bistrot sotto casa, vuole un caffè, vuole sfogliare il suo giornale, vuole la sua birra, un piatto semplice della tradizione, non può pensare di spendere ogni giorno una cifra esagerata per concedersi il lusso di cose normali, che sono parte della sua vita da sempre. E questo vale anche per me, che nei bistrot della mia città ho sempre cercato la normalità di Parigi. Adesso mi indispettisce tutta questa paura che i bistrot chiudano, perché ho la sensazione che qualcuno li voglia unicamente trasformare in un’altra cosa per salvare i propri profitti e la propria impresa. Capisco la questione del fumo, che è stata una rivoluzione totale per i bistrot e per tutti i locali tipici in Francia, ed è giusto che si introducano soluzioni nuove come le “terrasse” riservate ai fumatori, ma le altre lamentele che arrivano dai bistrot mi sembrano un po’ pretestuose.

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