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La Repubblica

“Caro Petrini l’agricoltura non ha colori” ... Caro Carlin Petrini, ma lo vedi che sei proprio dei nostri? Portare all’attenzione dell’opinione pubblica il progetto “Terra e giovani”, come hai fatto ieri su Repubblica, è l’indizio più evidente di quella comunanza e fraternità contadina e non solo con cui alcuni “visionari” stanno operando per rifondare l’agricoltura. E non si può , come hai notato anche tu, che ripartire dai giovani. Provo a dirti le ragioni che mi inducono a pensare che le quattro osservazioni che hai ritenuto di fare siano oggi - a differenza di ieri - nei programmi e nelle azioni di questo ministro dell’Agricoltura. La semplificazione burocratica, primo dei tuoi suggerimenti, è una delle direttrici dell’azione del governo. Di esempi ne potrei fare molti. Ne basti uno per tutti: l’Agea, strumento gestionale del ministero che guido, opera insieme a noi per trasferire sul web il fascicolo aziendale, ossia la carta di identità di ciascuna azienda agricola. Completeremo a breve un’iniziativa straordinaria che porterà all’univoca identificazione dei terreni coltivati: nessun agricoltore dovrà più vagare da un ufficio all’altro con pesanti faldoni di carte. Gli basterà avere con sé il suo codice fiscale. Vogliamo che la burocrazia smetta di essere un fardello che rallenta la crescita delle imprese; smetta, una volta che sarà stata riformata, di essere l’alibi di uno scarso spirito di iniziativa imprenditoriale. E vogliamo che conservi il suo ruolo di garanzia di trasparenza e rigore nell’applicazione di misure importanti a sostegno del comparto. Per quanto riguarda l’accesso al credito, il decreto Tremonti prima e il patto siglato una settimana fa sono convinto che contribuiranno ad avvicinare le banche alle necessità delle imprese, specie di quelle più giovani. Ci sono già segnali positivi e su questo stiamo lavorando con Ismea e con alcuni importanti istituti di credito.

Ci chiedi poi, Carlin, di mobilitare il sistema universitario perché sia più attento al mondo dell’agricoltura di piccola scala. Ti ricordo che lo sviluppo e la crescita delle produzioni tipiche è il risultato del lavoro delle imprese e di tanti illustri ricercatori che si sono formati nei nostri atenei, svolgendo poi un lavoro umile e ingiustamente disconosciuto dai più. Negli anni della globalizzazione, dell’orientamento omologante e della produzione di massa, la qualità e l’identità hanno corso il rischio di essere dimenticate. Con la rete di centri di ricerca Cra, sfruttando le risorse - circa 30 milioni di euro - che, pur nella crisi, siamo riusciti a reperire, lavoriamo per la ricerca e il sostegno dell’unica agricoltura caratterizzante il sistema Italia: quella dei territori. E infine i mercati degli agricoltori. Sai bene che sin da subito abbiamo voluto garantire ai consumatori, sempre più attenti a stagionalità e territorialità di ciò che acquistano, un’offerta diversificata, integrata, vantaggiosa. I farmer’s market, che non sono e non saranno la panacea di tutti i mali, servono proprio a questo. Stiamo predisponendo un disegno di legge che renderà omogenea la giurisprudenza sul tema e semplifichi la vita di agricoltori e cittadini. Lavoriamo, ancora, al Codice agricolo, che snellirà le disposizioni di legge in materia.

Caro Carlin, l’agricoltura non ha colori, ma esigenze. Non vince il gatto bianco o il gatto nero, ma il gatto che acchiappa il topo. Ho trovato una casa da derattizzare. Più gatti siamo, meno tempo sprecheremo in fanfaluche ideologiche. Che nulla hanno a che vedere con i topi da acchiappare.

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