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La Repubblica

Alcol. Identikit dei ragazzi sbandati che si cercano nella bottiglia ... Cresce il numero dei teeneger italiani che consumano alcolici, ma soprattutto cresce la percentuale di quelli che bevono smodatamente e che si mettono alla guida ubriachi. Sono i risultati della ricerca annuale sul tema svolta dal Cnr, che “Salute” presenta... Cresce il consumo di alcol tra i giovani, in particolare quello smodato, con relativa ubriacatura. E aumentano quelli che ammettono di guidare in stato di ebbrezza. Queste le novità più preoccupanti emerse dall’ultima indagine su giovani e alcol resa nota oggie che il Cnr svolge annualmente dal 1999. Dalla prima indagine all’ultima, che si riferisce al 2008, le quote di studenti che confessano una ubriacatura almeno una volta nell’anno sono salite dal 39 al 43%, e dal 3l al 35% quelli che la dichiarano nell’ultimo mese. E si comincia presto e si peggiora con l’età: tra i 15enni il 30% circa dei soggetti di entrambi i generi si è ubriacato almeno una volta durante l’anno, tra i 17enni il 50% dei maschi ed il 41% delle ragazze, e tra i 19enni rispettivamente il 58% ed il 45%. Tra i 15enni, il 23% dei maschi ed il 20% delle femmine si sono ubriacati almeno una volta nel mese. Ancora più preoccupante il dato su alcol e guida: nonostante il 98% degli studenti consideri rischioso mettersi al volante in stato di ebbrezza, lo ha fatto il 15% dei 18-19enni. Nel complesso circa 4.000 studenti, nel 2008, hanno guidato un veicolo dopo aver bevuto, anche in abbondanza, e di questi 550 per dieci o più volte. Eppure gli effetti dell’alcol sono noti agli studenti, sia quelli a breve termine che, in parte, a lungo termine. Chi si metterebbe al volante, con l’auto magari carica di gente, indossando occhiali scurissimi, tappi nelle orecchie e mani e piedi imbrigliati da elastici che ne rallentano i movimenti? Nessuno. Eppure queste sono le condizioni in cui si guida quando si è appena superato il mezzo grammo di alcol per litro di sangue. È il limite di legge oltre il quale non si può circolare, che si raggiunge bevendo, a stomaco pieno, ad esempio, due-tre bicchieri di vino da 125ml. Perché anche con mani e piedi “frenati” e i sensi assopiti, si guida lo stesso? Perché l’alcol falsa la percezione delle condizioni psicofisiche, ci si sente normali, ma non lo si è. Già uno-due bicchieri di vino a stomaco pieno rallentano, senza che ce se ne renda conto, di un solo secondo lo spostamento del piede sul freno. In quel secondo, a cento km l’ora, si fanno trenta metri, un bello spazio in più in cui ci può essere di tutto, un’altra auto carica di gente, un ciclista o il precipizio oltre la curva. A ciò bisogna aggiungere il rovescio della medaglia del “beneficio” che si cerca in qualche bicchiere di troppo. È il senso di benessere che nasce dall’assopimento di ansie e angosce procurato dall’alcol già a 0,6 grammi per litro di sangue, quando la sua azione di rallentamento sul cervello si fa più sensibile. Ma anche le altre percezioni - valutazione della distanza, della velocità e del pericolo - si riducono. E, sempre senza rendersene conto, si inizia a perdere la coordinazione dei movimenti. Le manovre di guida diventano brusche intorno al limite legale per diventare scoordinate e pericolose già a 0,7 grammi-litro, livello che si raggiunge aggiungendo un liquorino ai tre bicchieri di vino che hanno portato l’alcolemia a 0,5. Non sorprende quindi se la prima causa di morte tra i 15 e i 25 anni siano gli incidenti stradali, dovuti in gran parte all’abuso di alcol del giovane conducente. Altri tristi primati l’alcol li raggiunge quando si prendono in considerazione gli effetti a lungo termine del suo abuso. Vittima principale il fegato, l’organo cui spetta il lavoro di disintossicazione dall’alcol ingerito. Tossici per la cellula epatica sono l’etanolo di per sé e ancora di più le sostanze in cui viene trasformato prima di essere scomposto in anidride carbonica ed acqua. Questo provoca una moria continua di cellule del fegato che, per meccanismi ancora sconosciuti, iniziano ad essere sostituite non più da altre cellule ma da tessuto cicatriziale, inerte. È la cirrosi epatica, che continua la sua evoluzione anche quando si smette di bere, sino a quando non ha trasformato tutto il fegato in un ammasso fibroso, non funzionante, condizione incompatibile con la vita. Identica moria di cellule avviene nel cervello, portando progressivamente alla demenza alcolica, con perdita di memoria come nell’Alzheimer, complicata da stati allucinatori e deliranti. Infine il cancro. Il consumo di alcol aumenta il rischio dei tumori di bocca, faringe, laringe e dell’esofago di circa dieci volte. Sino a cento se si è esposti anche ad altri cancerogeni (fumo e inquinanti vari). Infine, l’alcol aumenta il rischio di malformazione nel feto, proporzionalmente alle dosi assunte dalla madre.

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