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La Repubblica

Appello di Zaia agli americani: attenti al falso made in Italy ... Il ministro dell’Agricoltura a New York difende la riconoscibilità del marchio... Nel “frigorifero degli orrori”, dove il ministro per le Politiche agricole Luca Zaia tiene mortadelle “di puro bovino”, mozzarelle-chewing-gum e altri prodotti dell’agropirateria internazionale, figureranno tra poco anche i “Parmesan” del Wisconsin e i “Reggianito” comprati nei negozi di New York. Sono confezioni di falso parmigiano-reggiano, vendute a prezzi stracciati approfittando dell’“Italian sounding”, cioè di un’etichetta che fa pensare a una produzione italiana di qualità. “Sono vere schifezze fresche di giornata”, tuona il ministro, che nel suo viaggio negli Stati Uniti rilancia l’offensiva contro la contraffazione alimentare. Anche se in questi giorni si parla molto di Zaia per le vicende della presidenza della Regione Veneto, il ministro leghista non si fa distrarre dalle polemiche. “Sono concentrato sulle mie attività”, ci dice, ricordando la grande alleanza con la Francia (che ha appena sortito i suoi frutti a Bruxelles), il sì per la ripresa delle importazioni di Brunello negli Stati Uniti e l’incontro sulla sicurezza alimentare con il segretario generale dell’Onu Ban ki moon. Ma al di là di queste iniziative, il tema della contraffazione è quello che irrita di più il responsabile delle politiche agricole. “Siamo arrabbiati”, ha detto ieri Zaia in una conferenza stampa a Manhattan, cui erano anche presenti rappresentanti diplomatici, oltre che Giovanni Mantovani di Veronafiere e Walter Brunello di Buonitalia (l’ente di protezione dei prodotti agricoli). “Non tutte le auto rosse sono una Ferrari”, ha continuato il ministro, sottolineando che il danno dell’“Italian sounding” non è solo economico (la stima, forse un po’ gonfiata, parla di 200 miliardi di euro), ma anche per la salute. Troppo spesso, infatti, “chi pensa di mangiare italiano non mangia sano”. L’agropirateria ha due anelli deboli: da un lato i produttori italiani che si vedono sottrarre quote di mercato (si calcola che solo negli Stati Uniti le imitazioni dei nostri formaggi fruttano due miliardi di dollari), dall’altro i consumatori americani, spesso truffati perché acquistano prodotti che di italiano hanno appena il nome. Non è facile però rispondere alle contraffazioni alimentari. L’offensiva di Zaia punta in due direzioni: innanzitutto, quella degli accordi internazionali per la tutela delle denominazioni garantite e per misure di reciprocità. Il ministro si ripropone ad esempio di portare il suo cesto delle schifezze anche al Wto di Ginevra, l’organismo internazionale che tutela gli scambi commerciali. Il secondo obiettivo riguarda l’educazione del consumatore attraverso campagne ad hoc. C’è anche, purtroppo, un aspetto dell’agropirateria che riguarda alcuni operatori italiani, che non sempre brillano per onestà. E da questo punto di vista Zaia è inflessibile: “Sono per la tolleranza zero”.

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