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La Repubblica

La casa dei ferrovieri ... In via di San Gregorio a Milano la testimonianza storico-artistica della Società di mutuo soccorso: un dipinto sul lavoro e l’ottima Osteria del treno... Si fa un gran parlare di stato sociale: pensioni, mutua, assistenza. Ma se torniamo indietro a metà Ottocento, agli albori dell’industrializzazione, incontriamo una società dove il welfare è di là da venire. Così i lavoratori fanno da sé, prima in Gran Bretagna e nel resto d’Europa, poi anche nell’Italia preunitaria. Nascono le società di mutuo soccorso, elementare strumento di difesa. Dapprima solo in Piemonte, dove lo Statuto Albertino concede libertà di associazione, mentre negli altri stati preunitari prevalgono atteggiamenti repressivi finché nel 1886 le società sono formalmente riconosciute dallo Stato e hanno avuto un grande sviluppo negli anni Ottanta e Novanta. I lavoratori si associano e costituiscono casse utili a fronteggiare disoccupazione, malattia, maternità, invalidità e vecchiaia, in assenza di garanzie previdenziali e assistenziali. In questo contesto si inserisce la nascita; a Milano, della Società Nazionale di Mutuo Soccorso fra Ferrovieri e Lavoratori dei Trasporti che si pone un obiettivo ambizioso: costruire, nei pressi della Stazione Centrale, ispirandosi alle prime Case del popolo e Camere del lavoro costituite in Francia e nel Nord Europa, una Casa dei ferrovieri con appartamenti, negozi, ristorante, salone per assemblee e feste. Con la sottoscrizione animata dai macchinisti e dai fuochisti, avanguardia del nascente movimento sindacale, il progetto si realizza. A coronare l’impresa, e a nobilitare il salone in stile liberty, un grande dipinto: il Lavoro Redento. Si tratta di una grande tela di sessanta metri quadrati divisa in tre parti che illustra, tra realismo e simbolismo, l’evoluzione del genere umano dalla barbarie alla egemonia del lavoro all’uguaglianza. Al centro una Maternità contadina, ai lati un corteo di lavoratori con i loro attrezzi e il lavoro in una fucina. Realizzata da Guido Zuccaro, Innocente Cantinotti, Alfonso Quarantelli sotto la direzione del loro maestro Giuseppe Mentessi, è un esempio di quella pittura sociale che aveva avuto in Francia i suoi iniziatori con Delacroix, Courbet, Daumier. “L’eccezionale testimonianza figurativa di un’ epoca e di un ideale”, secondo la critica Giovanna Ginex, che avrebbe dovuto essere inaugurata il 1 Maggio del 1898. L’evento fu rimandato a causa dei tragici fatti di quei giorni: Milano era in rivolta in conseguenza della “protesta dello stomaco”, che aveva preso le mosse dall’aumento del prezzo del pane, poi stroncata nel sangue dal generale Bava Beccaris. La Casa dei ferrovieri di via San Gregorio ha saputo resistere al regime fascista e il salone è stato a lungo teatro di assemblee e congressi. Poi, ribattezzato “Arte e diletto club”, fino al 1941 fu luogo di balli e feste. Quindi l’abbandono, cui è stato sottratto una quindicina di anni fa dalla Società dei ferrovieri che gli ha restituito aspetto e prestigio originari. Ora è parte di quell’Ostetia del treno che da vent’ anni, grazie ad Angelo Bissolotti e alla sua famiglia, tiene vivo un luogo storico della socialità milanese, testimonianza di una vicenda di impegno e solidarietà. Ci sono i pensionati che giocano a carte e bevono un bicchiere. A mezzogiorno si mangia per pochi euro, la sera menù con grande selezione di salumi e formaggi artigianali di tutta Italia e buoni vini; nel salone si rinverdiscono i vecchi tempi con serate danzanti, feste, momenti culturali. In alto, lo sguardo fiero di operai e contadini in marcia verso il futuro.

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