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La Repubblica

Bollicine contro ... La sfida delle ex cenerantole... L’anno in cui la nostra produzione di vini frizzanti supera quella francese segna anche la fine del complesso d’inferiorità dello spumante rispetto allo champagne. La crescita delle zone d’eccellenza, Trentino e Franciacorta, lo dimostra... Libiam ne’ lieti calici, intona Alfredo ne “La Traviata”. Nei giorni dei cento brindisi, i consumi di bollicine si impennano, per la gioia di vignaioli e grossisti, negozianti e degustatori, importatori e sommelier. Non esiste pranzo celebrativo, cena festaiola, conto alla rovescia esente dal rituale della bottiglia stappata con allegra baldanza, in un tintinnare di bicchieri e sorrisi. Fino a ieri, la prima scelta si chiamava champagne, campione mondiale dell’effervescenza alcolica, signore e padrone di tutti i cin-cin del pianeta, felicità da trangugiare in sorsi frizzanti. Tutto ciò che non usciva dalle sontuose maison adagiate nelle campagne a est di Parigi era considerato un surrogato, quasi mai ben riuscito: perlage grossolani o inesistenti, aromi indefinibili, retrogusti dolciastri o allappanti. Per molto tempo, le bollicine italiane sono state orfane di quella briosa armonia che titilla il palato e fa schioccare la lingua al primo sorso. Un tale senso di inadeguatezza da schiacciare i primi champenois made in Italy sotto il peso di storiche realtà vinicole industriali (e profondamente diverse) come quelle di Asti Spumante e prosecco. Ma il tempo delle bottiglie-cenerentola è finito, e non certo perché quest’anno la produzione complessiva di vini frizzanti italiani per la prima volta ha superato quella francese. A contare, finalmente, è l’alto profilo degli spumanti a rifermentazione naturale. Una crescita notevole, polarizzata in due zone vitivinicole tra Lombardia e Trentino che si specchiano nel lago di Garda, vicine ma assolutamente originali e distinte. In scia a tanta svelata bontà, via libera ai nuovi spumanti di qualità dal Piemonte alla Sicilia, a cui aggiungere la riscoperta delle terre vocate nell’Oltrepò Pavese. Uno scatto in avanti che ha indotto anche i migliori produttori di prosecco a innalzare gli standard di produzione. La sfida è tosta e articolata, in un saliscendi di riconoscimenti splendenti, ma anche di speculari mancanze, come l’impossibilità di trovare un sinonimo per “champenois”, dopo che i francesi hanno ottenuto di usare il termine in esclusiva. Così, anche grazie allo scarso appeal di “Talento” e “Metodo Classico”, la definizione bollicine continua a spopolare tra enoteche e ristoranti. Che arrivino dalle colline bresciane o dalle vallate trentine, le bollicine italiane vanno trattate bene: niente botto per conservare il massimo dell’effervescenza tanto faticosamente guadagnata nei mesi/anni di maturazione, bottiglia inclinata a 45 gradi, pollice a “contenere” il tappo. E poi servizio a giusta temperatura, in bicchieri possibilmente più generosi dell’ormai datata flute, fra il momento dell’aperitivo e gli antipasti (per i dolci, sono perfetti i demi-sec). Gli appassionati dal polso d’acciaio possono cimentarsi nella rutilante arte del “sabrage”, la bottiglia decapitata con un colpo secco di spada (sabre), usanza mutuata dai festeggiamenti sul campo della Guardia Reale francese al tempi di Napoleone. Astenersi se di mano delicata o malferma.


Trento Doc:

Ferrari Perlè. Grazie a un’intuizione straordinaria, la partnership col vignaiolo Giulio Ferrari nel ’52, i Lunelli hanno creato uno splendido impero enologico. Squisito il millesimato di Chardonnay. Prezzo al pubblico: 30 euro.

Cuvée dell’Abate 2004. Nasce nelle vendemmie migliori, questo sontuoso millesimato di Abate Nero, frutto di un trittico di uve (Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Nero) coltivate sulle colline di Trento e Lavis. Prezzo al pubblico: 30 euro.

Belter Brut Riserva 2003. Sei anni di maturazione, prima di poter assaggiare l’elegante cuvée - 80% di uve Chardonnay, 20% di Pinot Nero - che Nicola Balter cura personalmente nella campagna di Rovereto. Prezzo al pubblico: 28 euro.

Riserva Aquila Reale 2002. È figlia di uno Chardonnay in purezza coltivato in Valle di Cambra a cinquecento metri slm la riserva prodotta da Cesarini Sforza caratterizzata da colore intenso, bouquet minerale e fruttato. Prezzo al pubblico: 40 euro.

Altemasi Riserva Graal. Copre quasi i due terzi della produzione vinicola trentina la cooperativa Cavit. Ma il suo Graal è così complesso e suadente che la guida del Gambero Rosso l’ha eletto spumante dell’anno. Prezzo al pubblico: 29 euro.

976 Riserva del Fondatore. Quasi otto anni sui lieviti la sboccatura ritardata (“dégorgement tardif”) voluta dalla famiglia Letrari regala a questo blanc de blanc aromi complessi, gusto pieno e grande persistenza. Prezzo al pubblico: 45 euro.


Franciacorta:

Riserva Vittorio Moretti 2002. Solo nelle annate fantastiche, Mattia Vezzola, super enologo di Bellavista, dedica al proprietario dell’azienda una cuvée-gioiello di rara intensità, da godere a tutto pasto. Prezzo al pubblico: 100 euro.

Cuvée Annamaria Clementi 2002. Arrivano da sedici vigne differenti le uve (Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero) della magica cuvée di Cà del Bosco, l’azienda di Maurizio Zanella, presidente del Consorzio. Prezzo al pubblico: 75 euro.

Satèn Barone Pizzini. Tessitura e piacevolezza soavi, tre anni di affinamento sui lieviti in bottiglia per il premiatissimo spumante ottenuto da uve Chardonnay, rigorosamente coltivate in regime biologico. Perfetto per il pesce. Prezzo al pubblico: 27 euro.

Brut Majolini. Pigiatura soffice, fermentazione in acciaio e affinamento in piccole botti di rovere per l’assemblaggio di uve Chardonnay e Pinot Nero, risulta perfetto come aperitivo, va bene su pesci e crostacei. Prezzo al pubblico: 20 euro.

Franciacorta P. R. Monterossa. Dedicate ai fondatori dell’azienda, Paola Rovetta e Paolo Rabotti: sono 50mila le bottiglie di armonioso blanc de blanc (100% Chardonnay) appena lanciato dal talentuoso figlio Emanuele. Prezzo al pubblico: 19 euro.

Magnificentia Uberti. Ha spuma soffice e cremosa, tipica dei satèn, il 100 per cento Chardonnay prodotto nella campagna di Erbusco, cuore di Franciacorta. Fine e persistente, risulta perfetto sui piatti di pesce. Prezzo al pubblico: 27 euro.

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