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La Repubblica

Effetti speciali radici e viti così si racconta la storia del vino ... Apre il 12 settembre nel Castello di Barolo. Wi-Mu è ideato dall’architetto Confino... Un grande gioco interattivo con schermi, foto e fumetti nelle 25 sale del maniero. Qui abitava Giulia Colbert che con Cavour battezzò il nobile “nettare”... Bottiglie ce ne sono poche, bicchieri ancor meno. Ci sono invece schermi dappertutto, foto e fumetti, effetti speciali, giochi di luce. È il Wi-Mu (da leggere wai-miu) Wine museum o Museo internazionale del vino che il 12 settembre sarà inaugurato nel Castello comunale di Barolo nella Langhe. È un grande gioco interattivo, questo Wi-Mu, ideato da Francois Confino, architetto svizzero che ha progettato anche il Museo del Cinema di Torino. Emozioni, prima che filologia, è l’idea che sta alla base dei suoi allestimenti. E così è anche a Barolo dove nelle 25 sale del museo si dipana prima la millenaria storia del vino, di tutti i vini, dalla preistoria ad oggi. Poi quella, poco più che secolare, ma non meno interessante, del re dei vini, di Langa, il Barolo appunto. Si parte dal Bar delle divinità dove le sagome di dee e dei di ogni religione (dall’India a Gesù, da Apollo a Maometto) ricordano l’importanza dei vino nei più diversi culti. Le emozioni più forti si hanno però in sale come quella, inquietante, della “vigna vista dalla parte delle radici delle radici”. O nello straordinario Carosello delle stagioni: sul sottofondo, meno scontato di quanto sembri, delle Quattro stagioni vivaldiane, scorrono davanti ai nostri occhi le immagini dei lavori agricoli di uno dei più bei “fumetti” della storia dell’arte, il ciclo di miniature tardomedievali delle Tres riches heures del Duca di Berry. A fumetti, che si intersecano con nove mini-quinte teatrali interattive, è anche la grande storia del vino, dalla preistoria ad oggi. Poi ci sono le sale dedicate a vino e arte, vino e cucina, vino e cinema, vino e letteratura. “È un museo internazionale e non solo del Barolo - spiega l’assessore regionale al TurismoAlberto Cirio - con cui vogliamo dare un’ulteriore opportunità a chi già adesso viene in Piemonte e in Langa”. Non a caso però il Castello che ne è sede è stata una delle culle, 150 anni fa, del Barolo. Qui viveva Giulia Colbert (pronipote del ministro delle Finanze di Luigi XIV) che diventata per matrimonio marchesa di Barolo, fu con Cavour una delle “madri” del nuovo nobile vino, la cui storia si interseca, per anni e attori, con quella del Risorgimento: segretario di Giulia fu Silvio Peilico (fanno parte del museo la sua biblioteca e il suo studio). E i cui protagonisti ritornano nel banchetto filmato e proiettato a ciclo continuo in una delle ultime sale del museo, una sorta di pranzo di Babette con il Barolo come protagonista. Poi, nelle ex cantine del millenario maniero, diventato “comunale” nel 1970 perché i cittadini di Barolo si autotassarono per acquistarlo e sottrarlo alla rovina, finalmente si possono degustare e acquistare le preziose bottiglie.

Le curiosità.

La cucina. Un’anziana cuoca di Langa e un giovane chef sperimentale difendono le proprie ragioni da due schemi contrapposti.

Le radici. È la sala più inquietante, quasi in stile Tarantino, quella che mostra “la vigna dalla parte delle radici”.

Le stagioni. Sono le riproduzioni di bellissime miniature medioevali a illustrare le stagioni in vigna.

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