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La Repubblica

… Pasta al sugo e baguette i nuovi (e improbabili) patrimoni dell’umanità … Ecco le ultime candidature all’esame dell’Unesco… Il “canto a tenore” dei pastori sani c’è già, insieme alle processioni di giganti e dragoni in Belgio e la samba de roda inventata dagli schiavi in Brasile. Ora potrebbe toccare all’agopuntura cinese, alla dieta mediterranea e alla caccia con il falcone, tutte candidate a entrare nella lista Unesco dei Patrimoni culturali immateriali dell’umanità, istituita a fianco di quella tradizionale da un decennio e che per ora include 166 capolavori. La decisione suIIe 51 candidature sarà presa la settimana prossima a Nairobi: come tutti, il presidente francese Sarkozy e il ministro delle Politiche agricole Galan, che hanno appoggiato con impegno le rispettive proposte alimentari, dovranno aspettare venerdì prossimo per i risultati. L’Italia, fra l’altro, presenta anche il rito della Perdonanza dell’Aquila. Falconeria, pasta al pomodoro, produzione delle lame dei kris indonesiani, consiglio degli anziani della Piana di Murcia in Spagna: per capire come mai, fra nuove richieste e Patrimoni già riconosciuti, sono tutti nello stesso elenco, non si può evitare la dettagliata definizione che dà la stessa Unesco, prossima a quella dell’anima: il patrimonio immateriale è composto da “pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e saperi, con strumenti, oggetti, manufatti e spazi a essi associati, che comunità, gruppi e in alcuni casi individui riconoscono come parte del loro patrimonio culturale”. il quale viene “costantemente ricreato” e fornisce loro “un senso di identità e continuità”. Quindi, in puro spirito etnoantropologico rispettoso di ogni diversità, c’è spazio per tutti, dalle tradizioni orali a spettacoli, riti, feste, artigianati. Sono previste anche “conoscenza e pratiche concernenti la natura e l’universo”, come la già inserita “cosmovisione della cultura andina dei Kallawaya” della Bolivia: “uomini-medicina” itineranti considerati ottimi guaritori in molti Paesi sudamericani e legati a un sincretismo di cattolicesimo e religioni preispaniche. Sfogliando l’elenco, si scopre che la falconeria è un’arte presentata da ben undici Paesi: Arabia Saudita, Belgio, Corea del Sud, Emirati arabi uniti, Spagna, Mongolia, Marocco, Qatar, Siria, Repubblica Ceca e di nuovo la Francia. Quanto alla dieta mediterranea, la richiedono anche Spagna, Grecia e Marocco. In attesa di verdetto anche il pane speziato croato, il flamenco e il cibo messicano. E poi, ci sono le richieste di “salvaguardia urgente”, che dovranno comunque fare i conti con gli scarsi fondi dell’Unesco, in grado di dare notorietà a un problema, più che di risolverlo. La Cina vuole salvare il Meshrep, festa degli Uiguri. Un gesto in apparente controtendenza verso una minoranza musulmana perseguitata da Pechino, che però evidentemente vuol mostrare di saperne conservare il folklore. Sempre cinesi le urgenze per la tecnica d’impermeabilizzazione delle giunche e la stampa a caratteri mobili in legno, mentre ai croati preme salvare il canto Ojkante. A decidere sarà un Comitato di 23 dei 132 Paesi che hanno ratificato la Convenzione. L’Italia ne fa parte, la dieta mediterranea potrebbe farcela. Quanto alla gastronomia francese, le polemiche pro e contro sono in pieno svolgimento fra i francesi medesimi, in sintonia con la tradizione locale.

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