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La Repubblica

Guerra del cioccolato la Ue condanna l’Italia “Non chiamatelo puro” … Produttori beffati dalla lobby dei grassi vegetali … E’ puro, ma è vietato scriverlo in etichetta. La Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia per aver autorizzato la dizione “cioccolato puro” sul cioccolato puro, cioè sul cioccolato fatto secondo tradizione, escludendo grassi vegetali di basso prezzo. E’ una disputa che va avanti da 10 anni. Nel 2000 il Parlamento europeo aveva deciso di permettere l’alterazione della composizione classica del cioccolato: secondo Bruxelles è lecito aggiungere fino al5% di sei sostanze alternative al burro di cacao (burro di illipè, stearina di shorea robusta, burro di karitè, burro di cocum, nocciolo di mango, olio di palma) senza essere obbligati a scrivere “surrogato”; l’obbligo scatta solo una volta superata questa percentuale. L’Italia aveva trovato una strada alternativa: indicare in etichetta la dizione “cioccolato puro” per distinguere i due prodotti. Orala Corte di giustizia europea ha bocciato anche questa via rilanciando le polemiche. Per la Cia (Confederazione italiana agricoltori) e la Coldiretti, è un paradosso cheta Ue - dopo aver permesso la commercializzazione del vino senza uva, con i trucioli di legno e aver dato il via libera a formaggi che hanno visto il latte da lontano - usi il pugno di ferro penalizzando i metodi della produzione artigianale e di qualità. “In questo modo si fanno solo gli interessi delle grandi industrie che con una piccola percentuale in più o in meno di un succedaneo cambiano i fatturati”, protesta Cinzia Scaffidi, di Slow Food. “Ma si colpiscono i diritti dei consumatori che dovranno studiare le etichette con la lente d’ingrandimento per capire se comprano cioccolato vero. È un provvedimento inaccettabile”. Le pasticcerie artigianali che nel nostro paese lavorano il cioccolato sono 14.725 e di queste 363 producono solo prelibatezze al cacao, con una crescita del 38% tra il 2001 e il 2008, ricorda Confartigianato. Gli italiani hanno premiato il settore comprando 4 chili e mezzo di cioccolato pro capite l’anno. Ora la scelta consapevole del “cibo degli dei” diventa più difficile. “Sono tanti ormai i bidoni alimentari che invadono il mondo camuffandosi da prodotti italiani”, ha protestato il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan. “Ciò che chiedo è coerenza, una virtù che non emerge ancora in sede comunitaria a proposito di etichette”. Unica voce fuori dal coro Guido Gobino, storico produttore artigianale che ha dichiarato: “La denominazione cioccolato puro un po’ di confusione nei consumatori la crea”. Ma poi ha aggiunto: “Italia, Spagna e Francia al momento del voto europeo hanno sottovalutato la questione e piangono ora che i buoi sono scappati”.

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