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La Repubblica

Identikit del bambino che verrà ... Più longevi, più colti e un po’ più grassi: così saranno i neonati del 2011 ... Lo si può leggere con pochi margini d’errore nei numeri della statistica:
chi verrà al mondo nei prossimi dodici mesi vivrà - in media, s’intende - 16 anni più dei suoi nonni e sei più dei genitori. Tenderà a mettere su un po’ di pancetta, studierà a lungo (uno su tre dei suoi coetanei si metterà in tasca una laurea). E andrà in pensione - ma questo s’era capito senza bisogno di scomodare algoritmi e ricercatori - decisamente più tardi, attorno ai 70 anni. A fare da neo Oracolo di Delfi, forte della fredda legge delle cifre, è l’ufficio studi di Allianz che ha messo assieme dati ufficiali e proiezioni Istat e Nazioni Unite per provare a tracciare l’identikit dei nuovi italiani della classe di ferro 2011. Impossibile, come ovvio, fare previsioni sui loro nomi. Anche se i più gettonati dello scorso anno - butta lì la compagnia d’assicurazione tedesca - sono stati Alessia Chiara e Giulia per le bimbe Andrea, Lorenzo o Simone per i maschietti. Più facile invece calcolare quanto possa ragionevolmente sperare di campare: l’aspettativa di vita media di chi nasce quest’anno in Italia sarà di 81,5 anni, 84,5 se la cicogna porta una femminuccia, 78,5 se il fiocco è azzurro. Cifre che fanno del Belpaese la quarta potenza mondiale per longevità dopo Giappone (86,9) Svizzera (82,4) e Francia (81,8), ben davanti - almeno in questo campo - alla Germania, visto che i bebè tedeschi nel 2011 dovranno accontentarsi (si fa per dire) di 80,3 anni.
Quasi l’80% dei neonati tricolori verrà iscritto alla anagrafe come figlio di una coppia sposata. Siamo lontani dalle percentuali bulgare di 25 fa, quando viaggiavamo al 95% di famiglie “regolari”, ma doppiamo Norvegia e Svezia dove più di un bambino su due nasce fuori dal matrimonio classico.

La “generazione 2011” sembra invece già da oggi destinata ad andare a ingrossare la fila dei “bamboccioni” che restano in casa dei genitori fino alla laurea. Ogni tre nuovi nati quest’anno nella
Penisola, uno - calcola l’ufficio studi Allianz - finirà l’università. Un bel progresso visto che nel 2000 solo un italiano su cinque aveva il diploma appeso in tinello mentre dieci anni prima eravamo fermi a un modestissimo 11% della popolazione. Resta intatto però il ritardo rispetto al resto del vecchio continente: più del 40% di norvegesi, svizzeri e francesi è già oggi laureato mentre la media dell’Europa a 27 era già al 33% nel 2009. Il vero pericolo per i ragazzi del 2011, disoccupazione e malattie a parte, sarà la bilancia. L’Organizzazione mondiale della sanità, al riguardo, parla chiaro: già oggi due europei su tre non raggiungono il livello minimo raccomandato di attività fisica di 30 minuti al giorno. E le nuove generazioni tendendo ad amplificare invece che ridurre il fenomeno. Nel 2056, all’alba dei 45anni, il 45% dei figli dei baby-boomers - stimano le proiezioni Eurostat
- sarà sovrappeso, il 5% in più della già poco edificante 40% attuale. A metter su qualche chilo di troppo saranno soprattutto i maschi (il 50%) mentre “solo” il 40% delle signore avrà seri problemi di pancia. Su questo fronte, a parziale consolazione, siamo messi un po’ meglio del resto d’Europa: in Gran Bretagna, Germania e Grecia già oggi una persona su due è sovrappeso e quasi sette bimbi del 2011 su 10 in questi paesi rischia, se non cambieranno le diete nazionali, di dover combattere tutta la vita per provare a rimettersi linea. Incassata la laurea, trovato un buon lavoro e ridimensionata (se possibile) la circonferenza della vita, l’esercito dei nati quest’anno avrà davanti a sé un solo obiettivo: “Quota 2081”. L’anno in cui, alla veneranda età di 70 anni, potranno finalmente accedere, secondo la compagnia tedesca, a una strameritata pensione. Cinque anni di lavoro in più rispetto ai loro genitori che scattano in automatico oggi che la data del ritiro professionale è legata a filo doppio all’evoluzione demografica e alle aspettative di vita. Uno sforzo che non garantirà loro pensioni all’altezza di quelle attuali - prevede 1’Allianz - secondo cui questa generazione dovrà per forza integrare l’assegno di stato con qualche accantonamento fai da-te.
I soldi però non sono tutto. All’alba dei 70 anni chi nascerà quest’anno arriverà con una salute cerebrale decisamente migliore dei coetanei di oggi. I neuroni, come il resto del corpo, stanno allungando la loro vita attiva. E uno studio appena ripreso da Newsweek assicura che basta un po’ d’esercizio mentale quotidiano per ti- portare indietro anche di 35 anni le capacità del cervello. A quel punto ci si potrà godere la vecchiaia. Al futuro penserà la “classe 2092”.

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