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La Repubblica

Maiale ai musulmani, rivolta in Francia ... Trovate tracce nelle salsicce “halal”. Ma l’azienda replica. “Falso”... Una multinazionale, la più importante moschea francese, di obbedienza moderata, e i musulmani più vicini alle correnti fondamentaliste: sono i tre protagonisti di una controversia che ha per protagonista una salsiccia. Non una qualunque, ma una salsiccia halal, prodotta dal marchio Herta, proprietà del gruppo Nestlé. Secondo le analisi di un laboratorio di Nantes, ordinate da un Forum dei consumatori musulmani, in quel prodotto ci sono tracce di maiale e quindi non deve essere mangiato dai credenti. “Falso”, dicono gli uomini della multinazionale di Vevey, che citano la controperizia di un laboratorio tedesco. Una grande catena distributiva ha deciso di ritirare il prodotto dalla vendita e di ordinare nuove analisi. Ma dietro la vicenda sembra spuntare soprattutto un conflitto tra la Grande Moschea parigina e le frange più radicali dell’islam francese. Il tutto, naturalmente, via Internet, dove sono consultabili tutti i documenti. Il laboratorio di Nantes ha trovato tracce del Dna porcino nella salsiccia contestata e il Forum dei consumatori musulmani ha subito messo in guardia i produttori di alimenti halal: “D’ora in poi sveleremo tutte le derive per sensibilizzare i consumatori di prodotti halal che da anni sono danneggiati sulla qualità dei prodotti che consumano. Lanceremo l’allarme su tutte le derive di questo mercato e speriamo, davanti a Dio, di aver fatto il nostro dovere di informazione. Poi ognuno farà quel che gli sembrerà buono e giusto”. Secondo il Forum, le salsicce halal, a base di pollame, sono prodotte sulla stessa linea produttiva di quelle tradizionali e per questo presenterebbero tracce di maiale. Oppure sono elaborate a partire da una ricetta a base di suino. La Nestlé assicura il contrario e dice di attenersi strettamente alle regole: “Le nostre produzioni rispettano le procedure richieste dalla moschea di Parigi, sono da essa convalidate e verificate sul posto da quattro controllori permanenti, riconosciuti e graditi dalle stesse autorità religiose”. E proprio su questo punto si focalizzano gli attacchi dei radicali: “La Grande Moschea copre il 40 per cento del mercato halal in Francia. Eppure, i suoi controllori sono regolarmente chiamati in causa, sia per il loro numero sia per la loro qualifica. Sarebbe tempo di fare un po’ di chiarezza”. Di fronte alla contesa religiosa, la Nestlé si chiama fuori, dice di essere ostaggio di un dibattito sulla certificazione e di essere pronta ad adattarsi a eventuali nuove regole. I protagonisti della battaglia, nel frattempo, si lanciano accusa, non ultima quella di polemizzare per obiettivi economici, cioè per controllare il mercato dell’alimentazione halal.

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