02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Repubblica

Langhe non amour ... Giro per il Basso Piemonte: da Bra alla terra dei vigneti e delle osterie, di un risorgimento antico e di uno moderno fatto di cibo e cura. Mentre festeggiamo l’Unità d’Italia, penso ai tanti itinerari che si possono costruire nel nostro Paese e quanti di questi possano contemplare un pendant risorgimentale. Poi penso al sentimento nazionale e credo non ci sia modo di esplicitarlo meglio se non quello di rivolgersi a casa propria, alla cura e alla riscoperta del nostro territorio di appartenenza. Per me non è la magnifica Torino così ricca di luoghi e storie da celebrare in questi giorni, ma il Basso Piemonte, la zona che va dalla mia città natale, Bra, alla Langa dei grandi vigne dei vigneti, delle osterie vecchie e nuove, nonché di un risorgimento più recente che si sovrappone ai segni lasciati da quello di centocinquant’anni fa. È il risorgimento di un mondo della vite e della terra che, lasciandosi dietro La Malora di fenogliana memoria, la vera povertà, quando le cose sembravano andare molto meglio fu sconvolto dallo scandalo del vino al metanolo di metà anni Ottanta. Una crisi da cui si è usciti facendo un salto di qualità che ha pochi paragoni, sia dal punto di vista agricolo che economico. Oggi chi visita queste zone non può prescindere dal vino e dai prodotti della terra serviti su tutte le tavole e venduti nei mercati, da come l’umanità di questi territori ha saputo farne un simbolo della propria identità. C’è tanto di noto e tanto da scoprire. Le cantine che si aprono ai visitatori, scorci paesaggistici bellissimi disegnati dalle vigne, castelli a punteggiare le sommità delle colline, ristoranti, dagli stellati alle “piole” che ancora sanno ricreare un po’ di quell’atmosfera che si respirava quando e i luoghi deputati alla socialità rurale. Per calarsi nell’atmosfera dell’anniversario dell’Unità, ci sono tanti spunti. Come a Pollenzo, frazione di Bra già importante città romana, ridisegnata da Carlo Alberto negli anni Trenta dell’ Ottocento e forte ancor oggi dell’Agenzia da cui il re amministrava i suoi possedimenti agricoli. Un albergo di sobria eleganza, due ristoranti (di cui uno lo stellato “Guido”), la Banca del Vino, la sede dell’Università di Scienze gastronomiche sono il risultato di un progetto lanciato da Slow Food, che ha ridonato vita a questa struttura imponente. Ma non dimentichiamo Grinzane Cavour con il suo castello (altro ristorante eccellente) dov’era di casa il conte Camillo Benso, o i tenimenti di Fontanafredda a Serralunga d’Alba con la villa della “Bela Rusin”, la moglie morganatica di Vittorio Emanuele II. Qui, proprio in occasione del l50esimo, si tiene un ciclo di cene delle migliori osterie d’Italia. Citiamo ancora Verduno, che nel suo castello (ancora un ottimo ristorante) permette di dormire nella “stanza del re”. Mi sono limitato a portare alcuni dei principali collegamenti al Risorgimento: una scusa, anche per notare come questi luoghi oggi siano quasi tutti deputati a forme di ristorazione o dì cultura enogastronomica, l’anima e il motore delle Langhe.
Ma non voglio soltanto fare promozione della mia terra: parlo dei miei luoghi perché vorrei che queste celebrazioni risvegliassero il sentimento di amore per i posti in cui ognuno di noi vive, anche se non c’è un castello, anche se non c’è un grande o piccolo ristorante. Perché l’amore porta alla cura e non c’è modo migliore di celebrare il nostro Paese se non quello di curare con passione i tanti pezzi di una diversità che rende bella l’Italia e che finora è ciò che “ha fatto gli italiani”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su