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La Repubblica

I sapori. On the rocks ... Alcolico ma non troppo... Qualcosa sta cambiando nel panorama del drink se anche storiche maison si lanciano in mix estivi senza disdegnare il cubetto di ghiaccio. L’obiettivo è conquistare nuove fette di mercato, puntando al basso impatto-ebbrezza e a uno stile di vita sempre più salutare. Solo l’orario di degustazione non cambia: mai prima delle diciotto, mai dopo le venti... “È ora di ubriacarsi!” esortava Charles Baudelaire. Non solo in senso alcolico, naturalmente. “Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino,di poesia o di virtù, come vi pare”. L’invito all’ebbrezza multipla firma l’estate in arrivo. È come se il fascino potenzialmente rovinoso di stordirsi tout court avesse esaurito la sua carica. In bilico tra ansie salutiste e stress lavorativi, carichi di stanchezza pregressa e aspettative per le vacanze, si pensa ai drink del solleone come a passe-par-tout birichini, che rallegrino senza soggiogare il fegato, alcolici ma anche no. Una piccola rivoluzione epocale, che va nella direzione del consumo responsabile, d’obbligo tanto nelle campagne pubblicitarie quanto sulle etichette delle bottiglie: un’onda lunga destinata a ispirare i nuovi vini (se ne parlerà anche al Vinexpo di Bordeaux dal 19 al 23 giugno) e le creazioni dei bartender. Certo, esistono formule intoccabili di enologia e mixologia, scritte nella bibbia del sapere alcolico, da cui non si può prescindere. Che sarebbe dei film di 007 se annacquassero il Vodka-Martini o delle birra Guinness - fiera dei suoi otto gradi alcolici di densa, schiumosa “zuppa d’orzo” - ridotta a semplice Lager? Eppure, qualcosa sta cambiando, anzi molto, se una maison storica e prestigiosissima come Moet & Chandon decide di lanciare sul mercato uno Champagne on the rocks. Fino a qualche anno fa, la sola idea di mettere un cubetto di ghiaccio in una flute avrebbe provocato anatemi e rivolte. E invece, la nuova creatura, pensata per reggere la contaminazione dell’acqua, sarà lanciata sul mercato con tutti i crismi dovuti alla nobiltà dell’azienda madre. La sfida di inventare nuovi drink stuzzicanti ma più salutari, è appena cominciata. Erbe e frutta biologiche, acque purissime per diluire i superalcolici - il gin inglese Martin Miller, ridotto dal pieno tenore alcolico grazie alle acque dei ghiacciai islandesi - bevande dalle spezie pregiate come la FeverTree, fresca vincitrice del concorso mondiale “Drinks Company of the Year”. Dario Comini, re dei bartender italiani, ha fatto un passo in più, introducendo nelle sue ricette la Stevia Rebaudiana, incredibile dolcificante naturale di origine sudamericana (300 volte più dolce dello zucchero, senza calorie, regolatore del ciclo insulinico, senza effetti collaterali) usato nel mondo da decenni, che stenta ad affermarsi in un’Europa economicamente schiava dei pessimi dolcificanti sintetici. Oltre la salute, il potere del marketing internazionale, teso a guadagnare quote sui nuovi mercati del mondo, dove ancora poco si conoscono i vini e gli altri alcolici di matrice occidentale. In più, la tendenza a ridurre il tenore d’alcol va a braccetto con la cucina di inizio millennio, dai sapori sempre più fini e diversificati, in cui l’impatto alcolico risulta inutile e coprente. Per verificare le nuove teorie, regalatevi un paio di long drink con cui accompagnare la prossima cenetta nippo-style. In caso di fallimento, consolatevi con un bicchiere di vino. Ghiaccio incluso, of course.


FeverTree

Bollicine finissime, spezie e chinino naturale dall’albero della china (antimalarica) alla base dell’acqua tonica inglese che ha dato nuova vita al tradizionale gin tonic.

Ice Imperial

Bicchieri maxi, ghiaccio, menta e frutti rossi esaltano lo Champagne in versione long drink ideato da Benoit Gouez, l’enologo della maison Moët & Chandon.

Fresh Ginger Ale

Zenzero fresco, zucchero di canna, tè al gelsomino e melograno nella versione californiana dello sciroppo di ginger che ha conquistato i migliori bartender internazionali.

Sidre Bordelet

Venti varietà di mele dell’azienda di famiglia per il fermentato di tradizione normanna che l’ex sommelier del tristellato parigino Arpège propone al posto del vino.

Royal

Versione peccaminosa dello spritz, grazie al Martini rosato miscelato con il prosecco della casa e profumato con una fetta d’arancia spremuta. Aggiungere ghiaccio a piacere.

Rosato di Ama

Colore languido e gusto soavemente originale per il sangiovese toscano vinificato in versione estiva, in alternativa al chianti, da sorseggiare fresco a tutto pasto.

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