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La Repubblica

Il vino? In cantina, anzi in cantinetta ... Quest’anno la vendemmia di eccellente qualità. Per conservare le bottiglie preferite, i posti migliori restano gli ambienti sotterranei: freschi, bui e asciutti. Ma pochi possono permetterseli. Gli elettrodomestici dedicati a questa funzione sono una valida alternativa? Rispondono un enologo di esperienza e due grandi produttori di Piemonte e Sicilia ... Il design entra in cantina, o meglio in cantinetta, per ottimizzare la qualità - modi, tempi e temperature - del buon bere. Come sosteneva Benjamin Franklin, “non ci può essere un buon modo di vivere dove non c’è un buon modo di bere”, e oggi sempre di più accanto a bottiglie pregiate e vini d’autore sta crescendo l’attenzione verso gli accessori dell’enologia. Un business direttamente proporzionale al dilagare dell’esercito dei cultori del vino che investono volentieri una buona fetta dei loro risparmi per perfezionare il loro modo (e il loro mondo) del bere. Soprattutto a casa propria. Ma qua! è l’oggetto del desiderio degli enoappassionati? Non ci sono dubbi: oltre l’ottanta per cento sogna una ipertecnologica cantina climatizzata (da un’indagine di www.winenews.it, tra i siti più cliccati dagli enonauti) per “coccolare” le proprie bottiglie. Rigorosamente in posizione orizzontale. “Nelle case moderne, soprattutto in città - spiega Riccardo Cotarella, tra i più noti enologi italiani (fra le sue creature i vini di aziende quali Castello di Volpaia, Montevetrano, Castello di Cicognola di Gianmarco e Letizia Moratti) -‘ non esistono più le cantine di una volta, ricavate in luoghi appositi. Ma ci sono sul mercato facili soluzioni per mantenere il vino in condizioni ottima- li, anche nella propria cucina”. Quali? “La cosa che il vino teme di più sono gli sbalzi di temperatura e di umidità, oltre alla luce diretta - allerta Cotarella - le innovative wine cellar, regolate sapientemente, permettono e garantiscono che questi tre elementi siano osservati. Specialmente per un vino in evoluzione, che va invecchiato a una temperatura massima di 14 gradi e un’umidità fra il 70 e il 75 per cento”. Concorda pienamente Angelo Gaja, che di bottiglie da invecchiamento è padre e maestro da cinquant’anni esatti. Vero ambasciatore della qualità dei vini italiani, senza dubbio è tra i produttori più conosciuti all’estero per le sue eccellenti etichette piemontesi: “Rosso o bianco - sostiene Gaja - nessun nostro vino viene messo in commercio se non esprime una qualità molto elevata, che deve poi corrispondere al modo di conservarlo e di consumarlo. Le eno-cantine a uso domestico possono garantire all’amatore, per esempio, la perfetta conservazione anche di un Barbaresco da collezione”. La temperatura costante consigliata? “Quindici gradi precisi”, afferma Gaja, anticipando l’eleganza del suo Barbaresco 2008, a giorni sul mercato. Plaude alle moderne cantinette anche Vinzia Novara che, con il marito Salvatore Di Gaetano, è l’anima di Firriato, una delle aziende vinicole siciliane di maggior prestigio, produttività e successo: “Sono la migliore soluzione per conservare le bottiglie che si amano - spiega la produttrice all’indomani della prima vendemmia di due promettenti blend sull’isola di Favignana, a pochi metri dalla scogliera di Calamoni -. Ma attenzione a non portare mai una bottiglia, anche per il bianco o il passito, a temperature sopra i venti gradi: si azzera il gusto. E il retrogusto”.

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