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La Repubblica

Vinitaly ... I comandamenti del biologico ora arrivano anche in cantina ... E venne il tempo del Vinitaly biologico. Giunta all’edizione numero 46 - inaugurazione fissata domenica prossima - la più grande fiera vinicola del mondo allarga finalmente gli orizzonti alle produzioni naturali. Coincidenza o felice intuizione, il salone di Verona con la sua nuova costola “organic” (dizione inglese) arriva a ruota della decisione dell’Unione Europea, che appena qualche giorno fa ha ratificato sulla Gazzetta Ufficiale quanto deciso a inizio febbraio.
Un salto di qualità poderoso, almeno sulla carta: oltre alla cura dei vigneti, infatti, saranno normate le pratiche della cantina, così da proteggere e certificare l’intera filiera della produzione vinicola, dalla campagna alla bottiglia. Certo, i fautori dell’agricoltura biologica non sono felicissimi. Perché i paletti che regoleranno le nuove produzioni firmate dalla foglia verde, il logo europeo del bio aggiornato due anni fa, sono state abbondantemente allentate grazie alle pressioni dei grandi
produttori del nord Europa, che hanno molto insistito per mantenere alti i livelli di solforosa da aggiungere nel vino. I solfiti, infatti, servono a incrementare la conservabilità del vino, a prescindere dalla qualità delle uve e dai luoghi di produzione. Il guaio è che sensibilità e intolleranze alla sostanza sono talmente diffuse, da aver obbligato l’UE a definire una soglia di tolleranza (per evitare la scritta “contiene solfiti” in etichetta, la concentrazione deve risultare inferiore ai 10mg/i). Così, per essere certificati bio, il tenore massimo di solforosa per i rossi non potrà superare i 100 mg per litro, contro i 150mg dei vini convenzionali, e di 150 mg/litro per i vini bianchi e rosè (livelli molto superiori a quelli raggiunti dalla maggior parte dei bioviticoltori italiani). In più, divieto di utilizzare acido sorbico e di desolforare. Una sorta di atto dovuto per allineare l’Europa ai maggiori produttori mondiali (Usa, Cile, Australia, SudAfrica) già regolamentati. Gli organizzatori del Vinitaly hanno preso atto e spinto l’acceleratore sulla prima volta di “Vivit”, Vigne, Vignaioli e Terroir, salone nel salone - l’intero primo piano del Palaexpo - dove cuochi e sommelier, comunicatori e vignaioli potranno imparare a conoscere, riconoscere, degustare i vini biodinamici e biologici. A guidare assaggi e talk show, nomi importanti dell’enologia internazionale, dall’unica Master of Wine (massimo livello di didattica vinicola) francese Isabelle Legeron al guru della viticoltura biodinamica Nicolas Joly, su su fino all’atteso intervento di Jonathan Nossiter, regista del film “Mondovino”, che tanto scalpore fece al Festival di Cannes nel 2004.11 cinema in versione bio sarà protagonista anche grazie alla presentazione di “Senza Trucco”, il docu-film di Giulia Graglia, che ha raccontato vita e vigne di alcune tra le migliori bio vignaiole italiane: Elisabetta Foradori, Arianna Occhipinti, Nicoletta Bocca e Dora Forsoni. A supil Vivit, anche Agrifood Club e Sol Biol, ovvero pezzi di Fiera dedicati a cibi ed extravergini “organic oriented”. Del resto, in scia a diffondersi della cultura del biologico, la viticoltura naturale sta crescendo in maniera così sicura da indurre anche i grandi gruppi vinicoli ad affacciarsi sul pianeta bio. È il caso di Gianni Zonin, che ha avviato una ricerca preliminare per convertire secondo i dettami del biologico parte delle tenute di Maremma e Sicilia, “due regioni dove il clima aiuta non poco a coltivare senza l’aiuto della chimica” o della supercooperativa trentina Mezzacorona, che esige dai suoi soci un controllo sempre più stretto sulla naturalità delle pratiche in campagna e cantina. Vigne e salute sentitamente ringraziano.

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