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La Repubblica

La rivolta dei genitori contro il caro mensa “Tutti al parco, il pranzo lo prepariamo noi” ... Boom di aumenti, dagli asili alle elementari torna la merenda al sacco... La rivolta contro il caro mense degli asili e delle scuole elementari si estende. A Vicenza e alle porte di Firenze. A Vigevano, Como, alla periferia di Milano. Pure a Cosenza. Alla seconda campanella le mamme portano via i figli dal refettorio. Panini, frutta e succhi in borsa, con loro raggiungono i giardini più vicini, le fermate dei bus. Picnic all’aperto e collettivo. L’astensione dalla mensa a Pistoia è diventata lo sciopero del panino. Tocca il centro e le scuole più lontane, Candeglia, Pontenuovo, Spazzavento, Bonelle. L’ultimo aumento, qui, ha portato a 6,50 euro il costo quotidiano (cinque giorni su sette) per le famiglie con un reddito sopra i 30milaeuro lordi. Centoquaranta euro al mese. Le famiglie non intendono onorario, molte non possono farlo. Il blog genitoridipistoia.it annuncia che lo sciopero coinvolge il 70 per cento dei nuclei con bimbi in età elementare. La Ristorart l’ultima volta ha preparato 630 pasti sui 2.850 necessari a regime. Alla primaria Galilei in refettorio c’erano trenta bambini per tredici classi, gli altri fuori. Il neosindaco Samuele Bertinelli, il libraio 35enne che vuole aiutare i meno abbienti facendo pagare il ceto medio, non vuole retrocedere sui principi. E la risposta delle scuole alla protesta spesso è risentita: “Fate venire i vostri figli in mensa per il pranzo normale o portateveli a casa”, ha scritto un preside sull’ultima circolare. Sfida accettata: tutti al picnic. Il corteo in piazza del Duomo, ieri, è saltato per la pioggia, ma in un’escalation di contestazioni i genitori di Pistoia immaginano pranzi al sacco davanti alle scuole a giorni alterni e
senza preavviso (ai presidi e ai cuochi). “La qualità del cibo è scarsa, la pasta arriva fredda e scotta”, assicurano le madri. L’ultimo menu post-aumento prevedeva pasta in bianco, carote e prosciutto cotto. Lo sciopero, d’altronde, ha una motivazione laterale altrettanto forte: la valutazione del reddito. “Molti commercianti, artigiani, imprenditori presentano redditi bassi. Portano i figli a scuola in Suv e pagano tariffe al minimo”. Una madre separata e da tre anni disoccupata assicura: “Anche mio marito ha perso il lavoro, vivo con i genitori e non so come fare”. Il Pd chiede al suo sindaco correttivi, la protesta del panino rischia di durare. E già successo a Lucca la stagione prima. La crisi morde la scuola. Fondazioni scolastiche hanno rimandato a casa alunni che non riescono a pagare la retta, municipalità senza fondi tagliano scuolabus per chi è in ritardo nei versamenti. E così accade in mensa. A Reggello, provincia di Firenze, è arrivata in giunta una petizione largamente firmata: chiede al Comune di partecipare alla spesa. “In molte famiglie ci sono cassintegrati, disoccupati: non possono più pagare l’intero importo. La mensa è un bene pubblico, le istituzioni devono garantirla”. Il Comune di Vigevano ha bloccato il servizio per 150 studenti delle scuole dell’obbligo, soprattutto elementari. “Ci sono insoluti”, hanno scritto gli uffici, e il sindaco leghista Andrea Sala ha fermato bambini e adolescenti sulla soglia della cucina. Le loro madri sono state avvertite via sms. “Riceverò solo i genitori che mi presenteranno la ricevuta di regolare pagamento delle rette”.Una trentina hanno già saldato gli arretrati, gli altri li ha esclusi il computer che registra le morosità. Facile immaginarlo, molti bimbi sono stranieri: “Centocinquanta bambini su 5.300 non sono poi molti”. Il sindaco Sala in avvio di mandato aveva tolto il pasto gratis alle famiglie a basso reddito, male critiche ora gli arrivano dalla maggioranza: “Colpisci i furbi e non i poveri”, gli ha detto Luca Bellazzi, medico del Polo laico. Iniziò la scuola elementare di Adro, 700 soli delle Alpi alle pareti, due anni fa: cibo rifiutato agli stranieri inadempienti. A Cavenago di Brianza, 68 mila abitanti, è la multinazionale alimentare francese Sodexo, un fatturato nel mondo da 16 miliardi, a pretendere gli arretrati: 23 mila euro dovuti e non pagati dalle famiglie di cento bambini. Nella scuola prefabbricata hanno costruito un locale separato, “il muro della schiscetta”, che poi è il contenitore di metallo dei muratori. Ci vanno a mangiare i piccoli studenti le cui famiglie non possono pagare, si portano il cibo preparato a casa.

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