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La Repubblica

Giardini di Langa ... È tempo d tartufi: l’occasione per fare tappa a Monforte d’Alba e conoscere un Barolo molto particolare Prodotto da due artigiani-vignaioli ... Autunno è tempo di tartufi e le Langhe tornano a essere meta prediletta per turisti amanti del buono e del bello. Non sono solito parlare in toni entusiastici di una sola azienda vitivinicola delle mie zone, un po’ perché sono ugualmente affezionato a tutti gli attori del compatto, ma soprattutto perché tutti meritano la giusta attenzione e il riconoscimento di una qualità media dei vini sempre altissima, che da tempo ha lanciato le Langhe nell’empireo dell’enologia mondiale. Ma se si affronta viaggio nelle Langhe tra ristoranti, osterie, cantine, castelli, borghi e vigne, quest’anno voglio dare il consiglio di fare anche un salto a Monforte d’Alba e prenotare una visita alla cantina dei fratelli Alessandro e Gian Natale Fantino. Una menzione speciale perché sono stati protagonisti di una storia particolare legata aun loro grande vino e perché vedere come e dove fanno il loro lavoro è un’esperienza che ci racconta come si vive slow da produttori in Monforte d’Alba. Dico subito che la storia ci parla di una bottiglia su cui c’è scritto “laBoroDisubbidente”. Disubbidiente perché ha risvegliato un senso di ribellione nei due fratelli, che non hanno potuto farlo uscire col nome che avrebbe detto di cosa si tratta: un Barolo 2005 Riserva. La certificazione per il vino era scaduta, i tempi burocratici mal si erano armonizzati con i tempi di piccoli vignaioli che vivono soprattutto in vigna e Disubbidiente non ha ottenuto l’autorizzazione dalla commissione di degustazione per potersi fregiare del nome Barolo. Errori, incomprensioni, procedure complesse: una burocrazia che complica la vita ai piccoli produttori, e forse andrebbe in parte rivista. Ma non vogliano qui fare denunce; vogliamo concentrarci su Disubbidiente che è un grande vino, un Barolo in stile classico perfetto:
poche bottiglie, metà in edizione speciale con un’etichetta disegnata da Sergio Stano e offerte per sostenere i progetti di Terra Madre durante l’ultimo Salone del Gusto a Torino. I Fantino non se la sono sentita di perdersi in ricorsi che li avrebbero stremati e hanno deciso di presentarlo ugualmente, visto che è un prodotto onesto, fatto del sudore in vigna e di tutti i valori di cui sono portatori con il loro comportamento quotidiano. Alessandro e Gian Natale da oltre trent’anni conducono con maestria l’azienda di famiglia, una cantina nel cuore di Monfortevecchia, in una casa tra le più belle del centro e che nasconde sottoterra questa cantina storica, dotata di una fonte d’acqua purissima e un pozzo che si racconta sia servito a nascondere e salvare alcuni ebrei durante la Seconda guerra mondiale (siamo in quello che era il ghetto di Monforte). E una cantina spettacolare e tarata sulla produzione delle vigne di proprietà, senza lasciarsi prendere la mano ma facendosi guidare da una sostenibilità tanto ecologica quanto esistenziale. E spettacolare come lo sono i loro vigneti, in particolare quelli nella borgata dei Dardi, con il mitico cm Bussia, dove loro hanno preservato accanto ai cinque ettari di vigna in unico corpo sia un prato a gerbido (che in altri casi sarebbe già vigna),sia un boschetto custode di biodiversità. Una vigna condotta come un giardino, lavorata in prima persona, che li qualifica davvero come artigiani-vignaioli. Da lì viene Disubbidiente, il sacrificio di fare un vino eccezionale, farlo attendere sette anni prima di uscire sul mercato, curano con tutte le forze e regalarcelo comunque.

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