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La Repubblica

Slow Food ... Genesi del movimento più goloso del pianeta ... “Quel fazzoletto rosso, che
tu porti al collo! La ben che ti voglio, la ben che ti voglio. Quel fazzoletto rosso, che tu porti al collo! la ben che ti voglio, ma dammelo per me”. Impossibile sbagliare: il signore barbuto che si esibisce in virtuosismi da street dance cantando a squarciagola sulle note di Rosa Rosella (canzone popolare franco-italiana) è il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini. Le immagini dell’ultima edizione di Cantèj’euv (Cantarle uova) chiudono virtualmente il docu-film Slow Food Story, che il 12 febbraio verrà proiettato al Festival di Berlino nella sezione “Kulinarischen Kino”, dedicata ai connotati sociali del cibo. Una presenza fortemente voluta dal direttore del festival Dieter Kosslick, membro di Slow Food Intemational, che quattro anni fa aveva ospitato a Berlino il docu-film TerraMadre di Ermanno Olmi. Del resto, la cronaca della festa contadina più mattocchia delle Langhe, processione notturna di cascina in cascina per chiedere un cesto d’uova in cambio di una cantata collettiva, è la sintesi perfetta di quanto la gioiosa macchina da guerra di Slow Food abbia rappresentato in Italia e nel mondo dalla sua nascita a oggi. A raccontare la storia di una rivoluzione lenta e cocciuta come la chiocciola scelta venticinque anni fa a mo’ di logo, dalla campagna albese alla copertina di Time è stato chiamato Stefano Sardo, giovane cineasta figlio di Piero, storico braccio destro di Petrini, che presiede la Fondazione Slow Food per la Biodiversità. Un’ora abbondante e divertente di video d’antàne interviste, foto ingiallite e immagini dell’ultimo Salone del Gusto-Terra Madre (ottobre 2012), che ruotano ineluttabilmente intorno al lìder maximo Carlo Petrini, detto Carlin, visionario e carismatico fondatore del movimento più responsabilmente goloso del pianeta. Tutto comincia là, dove l’alleanza straordinaria tra buon bere e buon cibo - siamo nella terra di Barolo e tartufo bianco - affonda le sue radici nella cultura contadina e nella condivisione dei saperi. MacCarlin e Azio, amici inseparabili fin dall’asilo (lo sono tutt’ora: Azio è uno dei pochi che Petrini ascolti davvero e rispetti immensamente), non basta. Mentre nelle città divampa la contestazione operaia e studentesca, Azio e Carlin fondano una radio recuperando un trasmettitore sopravvissuto alla guerra (era su un carro armato). La battezzano RadioBra OndeRosse, sigla iniziale, dell’internazionale. Del resto, non c’è campagna dove il Manifesto venda così tante copie, racconta divertita Luciana Castellina: “Alle elezioni comunali il Pdup di Bra prende il 15% dei voti, si faceva a gara per andare a fare i comizi a Bra, perché i compagni ci portavano a mangiare e bere benissimo”. La radio, naturalmente, viene chiusa - c’era ancora il monopolio Rai - e a difenderla arriva un battagliero Dario Fo: “Figurarsi che cosa potevo difendere, ero appena uscito di prigione...”. Tra i Cantèj’euv e l’attività della radio, nasce il “Boccondivino”, osteria di Bra dove Carlin e amici servono ai tavoli, mentre in cucina c’è la mitica signora Maria, che confessa a Petrini: “Per i miei tajarin, quaranta rossi per kg di farina, speriamo che non facciano male ai clienti”.Alle Feste dell’Unità, si comincia a votare il ristorante migliore, suscitando scandalo e divertimento tra i militanti. Poi lo scandalo del metanolo, i morti, la nascita di una sezione Arci dedicata ai vini per cercare di ridare dignità a un settore in ginocchio, l’ArciGola. In sequenza, nascono il Gambero Rosso, insetto di otto pagine del Manifesto, che coniuga cibo e politica, e la guida dei vini. A fine anni 80, il passaggio da ArciGola a SlowFood, che nasce a Parigi il 10 dicembre 1989, “perché la rivoluzione non può essere di un paese solo, diceva Troszky. E nemmeno il cibo”. Carlin non ha mai smesso d’inventare il futuro, nemmeno durante la malattia che all’inizio del 2000 l’ha quasi ucciso, stupendo e guadagnando alla causa del cibo sostenibile i più importanti uomini del mondo. Oggi, Slow Food ha sedi in 150 paesi, ha creato un’università, una banca del vino, i Master of food. Il concetto di ecogastronomia ha conquistato migliaia di cuochi e produttori da una parte all’altra del pianeta. Ma Carlin non ha dismesso l’anima giocosa. Sentirlo cantare “Amore mio ti lassio, me ne vado ad Alassio” al Premio Tenco, vale da solo il film.

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