02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Repubblica

Enoteca Pinchiorri ... Quarant’anni di italian style ... “Ogni volta che siedo qui penso a Borges che, in un racconto, fa sostenere da Paracelso che il paradiso esiste ed è questa terra Ma esiste anche l’inferno, ed è il non accorgersi che questa terra in cui siamo è il paradiso”. Luigi Veronelli non era uomo dai pensieri gratuitamente teneri, quando giudicava vini e recensiva ristoranti. A meno che un bicchiere, un piatto, un’atmosfera non lo rapissero in maniera felice e irrimediabile. Deve essere andata così quando, agli inizi degli anni Novanta, raccontò l’Enoteca Pinchiorri nella guida gourmand che portava il suo nome: poche righe inebriate per certificare come a vent’anni dall’apertura del locale fiorentino, il primato del vino - che aveva reso celebre Pinchiorri nel mondo - avesse trovato il suo doppio in quello della cucina, regno da tre stelle Michelin della sua compagna Annie Féolde. Quarant’anni e non li dimostra, bisognerebbe dire, festeggiando il compleanno dell’Enoteca più famosa del pianeta. In una classifica virtuale dei come e dei perché del flusso turistico che ogni giorno affolla i luoghi più mirabili del nostro Paese, come David o Uffizi, il quotidiano pellegrinaggio a via Ghibellina merita un posto speciale. Se l’Enoteca Pinchiorri ha attraversato l’ultimo quarto del secolo scorso e questo affaccio di nuovo millennio nella Top Ten dell’Italia da visitare non è semplicemente per la cucina di alto profilo o la scelta dei vini straordinaria. E l’esperienza nel suo insieme a far cinguettare i sensi, una sorta di summa di tutto quello che gli italiani vorrebbero essere e che l’Italia vorrebbe offrire: professionalità a sorrisi aperti, qualità senza scorciatoie, bellezza evidente ma non sfacciata. Come succede in altri grandi ristoranti italiani - da Don Alfonso di Sant’Agata sui Due Golfi al Pescatore di Canneto sull’Oglio - all’Enoteca non si va a cena, ma a trascorrere una magnifica serata made in Italy. Dove il godimento non è compresso dalle ingessature di tante maison francesi, né offuscato dagli inciampi di stile di certi ristoranti cool del nuovo mondo. La Guida Michelin li definisce locali che valgono il viaggio”. Con questo approccio, se paragonato a un palco alla Scala, a una gara vissuta ai box Ferrari, alla finale di Champions League, il costo della serata prende senso. Non è stato facile, per Annie Féolde e Giorgio Pinchiorri arrivare fin qui. Lei, adolescente nizzarda a Firenze per imparare l’italiano, lui giovane sommelier figlio della campagna emiliana in cerca di futuro. Un amore capace di costruire un tempio dell’enogastronomia senza involgarirsi mal, rispettando i tempi e i talenti dell’uno e dell’altra, legame fortissimo e pudico. Perfino il libro con cui l’Enoteca la prossima settimana festeggerà i suoi primi quarant’anni ha una struttura palindroma, con le storie dei due fondatori indipendenti, speculari eppure infinitamente intrecciate. Più che ricette, pennellate di cucina, più che etichette, note di assaggi memorabili. E tantissime foto, a raccontare la storia della grande ristorazione italiana, con la erre arrotata di Annie.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su