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La Repubblica

Quel profumo di Brunello tra i vicoli di Montalcino ... Pochi luoghi nel Belpaese hanno la capacità di evocare in un attimo l’immagine di un bicchiere panciuto e di buon vino rosso, come Montalcino. Vino che sa di terra, che da secoli è espressione d’identità e lavoro in vigna. Eppure, come accade spesso in Italia, sono ancora tanti quelli che Montalcino l’hanno vista solo in fotografie che un bicchiere di Brunello non hanno ancora avuto modo di assaggiarlo. Ma questa è terra forte, e vale la pena venirlo a bere qui il Sangiovese, uva austera e generosa in parti eguali, che ha fatto grande nel mondo questa DOCG. Una denominazione che insieme solo a poche altre - Barolo e Borgogna su tutte - ha un rapporto esclusivo con un vitigno solo, il Sangiovese, appunto. Evocativa e un po’ mitica come questa città. E state attenti a chiamarla paese. Montalcino, arroccata in cima a un bel colle, domina un territorio comunale molto vasto, composto da frazioni lontane chilometri e che sembrano farle la guardia. A passeggio per il centro storico si capisce che qui la vita scorre tutto l’anno, fra vicoli e piccoli negozi, che alternano souvenir a cose davvero buone. Bisogna saper scegliere, e la bottega “Montalcino 564”, nettari e tessuti, da questo punto di vista non delude (piazza del Popolo, 36). Il massimo del gusto, accanto al vino, è però il miele, che nella campagna subito fuori città ha visto e vede grandi interpreti. Come Roberto Batignani (via delle Caserme), capace di un millefiori che per ampiezza di profumi non è inferiore al re dei vini. O di Carlo Pieri che a Sant’Angelo Scalo (www.poggiostenti.com), dove passa la ferrovia, produce salumi con attenzione e artigianalità, perché può sembrare strano ma quello che una volta era una certezza oggi è purtroppo diventato una rarità. E la bontà, in questo caso, deriva anche dal benessere animale. Buone tavole se ne trovano a Montalcino, anche se gli stellati che popolavano queste colline hanno lasciato spazio a più veraci trattorie, dove però non mancano mai le buone bottiglie. E la cosa più bella è cercare di vivere questa cittadina e le sue bellezze proprio intrecciando un boccone e un sorso a una buona passeggiata. Di tesori ce n’è, e alcuni stanno per rivedere la luce dopo opere di miglioramento, come nel caso del restauro della Madonna delle Grazie e del percorso pubblico attrezzato nel sito archeologico di Poggio della Civitella. Ci vorrà qualche mese ancora invece per il bel complesso di Sant’Agostino, forse la più bella chiesa di Montalcino rimasta per dieci anni in stato di abbandono. I lavori sono appena cominciati ma presto nasceranno qui un ostello e un polo culturale con chiostri e piazza dedicata. Quanto al futuro del Brunello il dibattito oggi è sulla “zonazione” ovvero la classificazione del vino in micro aree legate alle vigne, argomento che fa discutere. Sebbene qui l’unione fra sangiovesi più caldi e materici del versante che guarda a Sud con quelli austeri e dal tannino più graffiante, del Nord, abbia fatto storia. Più che alle norme, che difficilmente sono garanzia di qualità, lasciamo con fiducia ai produttori la scelta della strada da seguire. Nessuno meglio di loro - e in funzione della propria terra e del proprio vino - saprà scegliere quella giusta.

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