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La Repubblica

Alimentare il futuro ... A tavola non si litiga. Basterebbe il galateo delle nostre nonne a far grande il cibo italiano nel mondo. “Possiamo far salire le nostre esportazioni agroalimentari da 33 a 50 miliardi”, ha profetizzato il ministro delle risorse agricole Maurizio Martina dal palco di Repubblica delle Idee, “se solo riusciamo a fare come i produttori di mele del Trentino. Abbassando un tasso di litigiosità ancora troppo alto, unendo le forze, senza rinunciare alle aziende, senza abdicare alle specificità, valorizzando il prodotto, centrando la comunicazione, dividendo le spese”. Dice di essere rimasto colpito dalla due-giorni che Repubblica ha dedicato a cultura ed economia del cibo, il neoministro, affascinato addirittura dalle storie di giovani imprenditori raccontate l’altra sera nel contenitore delle idee di Next. Annuncia un bando per idee, si chiamerà Agrilab e sarà “adeguatamente finanziato”.
Si chiude con un’aria di ottimismo della volontà il meeting al teatro Ariosto, costantemente pieno nonostante l’avversità di un tempo umido e uggioso. Sul palco, ieri, prima dì un intenso finale etico” con Stefano Rodotà e Luigi Ciotti, ultimi fuochi fra il ministro e alcuni imprenditori dell’agroalimentare italiano, uno sperimentatore come Pasquale Forte, passato dai metalli della meccanica di precisione ai profumi del vino biodinamico di Val D’Orcia, unacustode della tradizione come Giannola Nonino, implacabile nel pretendere dal ministro (“vengo a Roma con le mie figlie è mi piazzo davanti alla sua porta...”) la tutela di chi lavora con coscienza, “basta contraffazioni, non è possibile che nell’etichetta del latte ormai si riesca a risalire alla singola mucca che l’ha fatto e su quelle della grappa si possa scrivere qualsiasi falsità”.
E se a nome della Coop Marco Pedroni chiede di rinunciare a qualche mito come “il chilometro zero” (“pensate davvero che il pomodoro di Pachino si possa mangiare tutto e solo a Pachino?”) rivendicando in cambio lo sforzo di garantire al consumatore “controlli di qualità che non hanno pari nel mondo, che ora anche i cinesi ci chiedono di copiare”, il ministro prende impegni contro quello che considera il drammatico rischio per l’agricoltura italiana: l’omologazione al ribasso. E in nome della “specificità” italiana, della sua inimitabile biodiversità, spiega Martina, che il governo italiano terrà duro sul bando agli Ogm, “non per obiezione ideologica, ma perché se accetto gli Ogm annullo il nostro tratto vincente, la tradizione altissima, l’unicità del nostro prodotto, la mia è una scelta commerciale e politica, che nessuno mi accusi di fare caccia alle streghe”.
A Carlo Petrini, che dallo stesso palco aveva invocato il salvataggio del Parmigiano Reggia- no, il ministro risponde “lo salviamo eccome. In Europa grazie alle procedure ex officio stiamo andando ovunque a sequestrare falsi prodotti italiani, olio in Inghilterra, formaggio in Germania. Imporremo anche il “divieto di evocazione”, di usare nelle confezioni parole o colori che alludano falsamente all’Italia. Ma guardate anche il lato positivo: se ci copiano tanto, è perché quel che facciamo ha un enorme valore”.

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